Questa mattina il presidente ucraino
Volodymyr “Zelensky si e’ coordinato, ovviamente, con i
‘volenterosi’ quindi con Inghilterra, Germania, Francia,
insomma, con le nazioni che sono piu’ sensibili” nei confronti
di Kiev e della sua lotta per l’indipendenza. Lo afferma il
senatore Pd Filippo Sensi a margine di un incontro che ha
organizzato al Senato su ‘La dissidenza russa dietro le sbarre,
voci dal carcere’. Mentre a Istanbul si tiene, con poche
speranze di successo, un primo tentativo di mettere al tavolo
dei negoziati Kiev e Mosca, per sua iniziativa a Palazzo Madama
si accendono i riflettori su quelle che il dem definisce “le
voci strozzate dal regime russo”. Un evento che ha visto la
partecipazione di Eleonora Mongelli, vice presidente della
Federazione italiana diritti umani (Fidu), del presidente
dell’Associazione cristiana degli ucraini in Italia Oles
Horodetskyy e Oleh Medunytsya, ex deputato del parlamento
ucraino e anima di una campagna per far conoscere al mondo le
voci mai ascoltate della dissidenza russa. In merito alla
posizione italiana sul conflitto, “mi dispiace – aggiunge Sensi
– che in questo l’Italia sia piu’ recalcitrante e remissiva. Mi
dispiace molto che la Presidente del Consiglio non sia andata a
Kiev con i suoi partner. Mi dispiace molto che quello che era un
tempo un sostegno (a Kiev) molto solido, stia, giorno dopo
giorno, scemando, forse per cercare di non dare troppo fastidio
a Trump o forse per evitare che salga la polemica interna con la
Lega che, naturalmente, da sempre su questo tema e’ molto piu’
che recalcitrante”. E invece, conclude il senatore, “non bisogna
mai alleggerire la pressione internazionale sulla Russia: i
russi sono gli aggressori, devono sentire una pressione, e da
tutte le parti”, a partire dai grandi ‘player’ cioe’ “da Stati
Uniti e Europa”.