“Rifiuto la questione della diaspora nel PD, il referendum è
un’occasione di confronto tra persone che stanno bene assieme nel PD, ma che hanno
posizioni diverse. Sono fiero di stare nel PD, ma il referendum ha un significato
politico ed è normale che ci sia un dibattito all’interno dei partiti: non ci sarà
alcun punto di non ritorno per noi, sarà soltanto un momento per dialogare”. Lo ha
dichiarato ai microfoni di Radio Cusano il Senatore Filippo Sensi intervenuto nel corso
della trasmissione ‘Battitori Liberi’, condotta da Gianluca Fabi e Savino Balzano, in
merito al tema dei referendum. E ha aggiunto ” Tutti i partiti si confrontano, anche
sui temi fondanti. Non è pensabile che tutti i componenti la pensino allo stesso modo
su tutti i temi – spiega Sensi – ma si sta assieme lo stesso. Per noi il lavoro è un
tema centrale e sul salario minimo per esempio siamo d’accordo. Ora – continua – ci
troviamo di fronte a un referendum non voluto da noi che a mio avviso ha il difetto di
guardare al passato”. Sensi si sofferma quindi sulla sua esperienza col governo Renzi,
fautore del Jobs Act “all’interno della riforma permangono elementi validi, non credo
che il Jobs Act fosse tutto sbagliato. Non sono dell’opinione- sottolinea- che con
questo referendum i cittadini potranno giovare di maggiori tutele”. Il senatore
analizza quindi la linea del Pd ” non sto dicendo che la linea del PD non sia chiara, è
noto che la posizione è quella dei 5 Sì, ma Schlein si rende conto che siamo un partito
plurale in cui persone come me hanno una visione diversa sul Jobs Act. Personalmente
non mi ci ritrovo perché non dà risposte ai lavoratori”. Sensi termina quindi con una
riflessione sulle polemiche che hanno coinvolto il ministro Giuli “A mio avviso il
Ministro della cultura non può stare contro la cultura, un uomo delle istituzioni deve
accettare le critiche anche se sferzanti: dovrebbe avere un altro tipo di timbro” ha
concluso Filippo Sensi.