“Ricorre proprio oggi il centodecimo
anniversario del genocidio armeno, pagina fosca e negletta di un
Novecento che non ci abbandona, come dimostrano ancora questa notte le
stragi a Kiev. Slava Ukraini! Nel 1915 un pianificato sterminio portò
alla strage, da parte dell’impero ottomano (ancora gli imperi, sempre
gli imperi) di un milione e mezzo di armeni deportati, massacrati,
violentati, crocifissi, lasciati morire nelle marce della morte lungo
il deserto come polvere della storia. Alla loro memoria dobbiamo
ancora oggi uno sforzo di verità, tuttora negata, la cui mancanza pesa
sulla disgraziata situazione di tutta quell’area, piagata oggi da
morte e aggressioni e dove tuttavia resiste testarda un’aspirazione
alla pace, fioca luce della quale non dobbiamo disperare nella
oscurità di questi anni”. Lo ha affermato il senatore del Pd Filippo
Sensi, intervenendo in Aula.
“Basti pensare -ha sottolineato- alle centinaia di migliaia di armeni
costretti a lasciare, poco più di anno fa l’Artsakh, esodo di una
Bibbia di dolore che dobbiamo saper leggere, riconoscere e dire,
ricordare, guardare dentro l’abisso che spalanca. Verità e giustizia
sono le parole che di solito balbettiamo di fronte alla umana
disumanità di questa violenza smisurata della volontà di un popolo di
annichilirne un altro, perché non ne resti traccia, ombra, ricordo”.
“Per questo oggi -ha concluso Sensi- sentiamo il dovere storico e
collettivo di commemorare il genocidio armeno e fare più vivo ciò che
non muore, l’aspirazione a un impossibile mai più, un sentimento
profondo di silenziosa e complice vergogna, il disagio di un silenzio
che rompiamo in questa sede solenne, dove tutti insieme qualche
settimana fa, maggioranza e opposizione, abbiamo saputo fare un passo
avanti per la pace tra Armenia e Azerbaigian, perché i diritti umani
sappiano custodirsi come umani doveri di ognuno di noi, verso ognuno
di noi. Aylevs yerbek’, mai più”. Alle parole di Sensi si è associato
anche il senatore di Italia viva Ivan Scalfarotto.


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