La Senatrice Maria Spilabotte ha partecipato al dibattito che si è svolto a Ferentino, presso le Terme di Pompeo, dal titolo “Il nuovo rapporto di lavoro – tra Jobs Act e Referendum”. Presenti anche Maurizio Stirpe, Vice Presidente di Confindustria, Gigi Petteni, Segretario Confederale Cisl Lombardia e Rita Querzè, giornalista del Corriere della Sera. La Senatrice Maria Spilabotte, in qualità di Vice Presidente della Commissione Lavoro, commenta: “E’ stato un incontro importante, per approfondire alcuni aspetti del Jobs Act che, nonostante le continue critiche, ha comportato un incremento dei posti di lavoro e dati complessivamente positivi. Riguardo alla questione voucher, che può essere a breve oggetto di referendum, è bene precisare che il Governo ha incontrato la Cgil (tra i promotori del referendum per l’eliminazione dei voucher) per discutere eventuali modifiche. Dobbiamo però rimarcare che i voucher non sono stati una trovata del Governo Renzi ma risalgono alla legge Biagi del 2003, nati con l’intento di far emergere dal lavoro nero e solo per un numero limitato di prestazioni lavorative. Purtroppo nel corso degli anni hanno subito diversi interventi legislativi che ne hanno snaturato il senso, soprattutto con i governi Berlusconi e Monti. I consulenti del lavoro in un loro studio ci dicono che con i voucher sono venute fuori 800mila persone emerse dal sommerso, quindi non sono da buttare via, ma dobbiamo solo fermare gli abusi. E’ in discussione la proposta di legge Damiano, che punta ad intervenire dove si concentrano gli abusi, perchè è lì che bisogna colpire, riportando l’utilizzo dei voucher all’origine, ripristinando l’elemento centrale delle prestazioni meramente occasionali. Affiancati da un potenziamento dell’attività ispettiva e da altre norme, tipo la tracciabilità o concedere l’utilizzo dei voucher solo a famiglie e imprese artigiane, i voucher possono essere uno strumento positivo, utili a far emergere prestazioni lavorative destinate, altrimenti, a scomparire nel pozzo del lavoro nero. Certo sono uno strumento indice di lavoro estremamente precario ma consentono la regolarizzazione di lavoro nero e dunque in questo senso sono da leggere positivamente visto che tutelano i lavoratori più deboli e la legalità”.


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