“Con la sua decisione resa nota oggi, il Consiglio d’Europa non fa che confermare i nostri timori sulla situazione del diritto all’aborto nel nostro Paese, espressi in una mozione presentata quasi 3 anni fa al Senato. Forse oggi la situazione è migliorata rispetto al 2013, ma il diritto all’obiezione di coscienza dei medici e degli infermieri non può mettere a rischio quello delle donne ad accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, rischio che è sempre in agguato. E’ chiaro che il governo e le Regioni devono fare di più perché la legge 194/78 non diventi lettera morta, anche riattivando e ridando centralità ai consultori famigliari”. Lo dice la senatrice del Pd Maria Spilabotte, vicepresidente della Commissione Lavoro.
“Sappiamo – prosegue Maria Spilabotte – che in realtà la situazione è a macchia di leopardo e che è critica soprattutto al Sud. Ma ancora nel 2015 a Frosinone, mia provincia di elezione, ci sono state 61 interruzioni volontarie di gravidanza, contro le 300 di residenti nel frusinate effettuate in ospedali romani. E’ necessario un intervento del ministro della Salute, ma anche delle Regioni, per regolamentare meglio l’obiezione di coscienza e puntare ancora di più sulla prevenzione e sui servizi di sostegno ed educazione forniti dai consultori”.


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