Tommaso Nannicini, senatore del Partito democratico, spiega che dell’idea dell’intergruppo, come di tutte le decisioni che riguardano la visione del partito, «si dovrebbe parlare con iscritti ed elettori.

Senatore Nannicini, perché l’idea dell’intergruppo non la convince?

Al momento non c’è ancora nulla di concreto e faccio fatica anche a capire cosa sia. Forse si pensa a un coordinamento tra gruppi, ma è una cosa poco chiara nella forma e nella sostanza. Se poi la sostanza è quella di creare un asse strategico tra Pd, M5s e Leu, allora mi sembra una scelta fuori tempo e sbagliata.

Alcuni dicono che è l’unico modo per portare avanti l’alleanza con il M5S. Vede altre strade?
Se è una scelta strategica se ne dovrà discutere in maniera partecipata, non può essere una decisione verticistica fatta nei palazzi romani. Se sarà una scelta sulle future alleanze del partito credo che se ne dovrà discutere con gli iscritti e gli elettori del Pd. Se non si vuole chiamarlo congresso chiamiamolo come vogliamo, ma facciamolo.
Un’altra questione che manda in fermento il partito è quella della rappresentanza femmini le. Crede ci sia un problema nel Pd?
Non c’è dubbio che tre ministri uomini siano una scelta sbagliata e staccata dalla realtà. Ma questo episodio è la spia di una questione democratica più ampia, perché abbiamo perso la capacità di selezionare classe politica fuori da logiche da manuale Cencelli. Non abbiamo più correnti di idee ma filiere personalistiche di potere.
Come si esce dall ‘imbarazzo di sostenere il governo Draghi dopo aver portato avanti per settimane l’idea del “o Conte o voto”?

Se ne esce facendo il Pd. Nel discorso programmatico di Draghi ci sono molti temi che non possono che essere nostri. Se invece giochiamo a tenere in vita un’alleanza che non c’è più con M5S e Leu o se ragioniamo su quella di governo con la Lega, che non esiste perché questo è un governo sganciato da formule politiche, non si va da nessuna parte. Sui temi posti da Draghi sono i sovranisti all’amatriciana che dovrebbero essere in imbarazzo, non il Pd.
Quali elementi dovreste fare vostri per non essere scavalcati dagli altri partiti di maggioranza?
Non dobbiamo lasciare ad altri la rappresentanza di giovani, donne e partite Iva, che sono quelli che hanno subito di più i costi della crisi; dobbiamo governare i cambiamenti del lavoro per far avanzare i diritti, ma senza illuderci di ingessarli con lo stop ai licenziamenti e cassaintegrazione a pioggia; occorre ripensare orari e tempi della scuola; iniettare nuove competenze nella Pubblica amministrazione con concorsi rapidi. C’è molto da fare ma la strada tracciata è giusta.
Cosa risponde a chi dice che l’alleanza con il M5S è fondamentale per non correre da soli alle amministrative?
Nessuno dice di andare da soli. Il punto è essere autonomi e orgogliosi delle proprie idee. Il tema delle amministrative non esiste, perché lo stesso Zingaretti ha detto che i candidati di Roma si scelgono a Roma e quindi le alleanze si scelgono nei territori parlando con tutti, anche Italia Viva, Azione, Più Europa e movimenti civici. Non possiamo limitarci a guardare col retrovisore un ‘alleanza di governo che non c’è più.


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