Intervenire sulle riforme e snellire la burocrazia, per cogliere la opportunità del Next Generation EU, ma anche del Fondo Sviluppo e Coesione e  dei Fondi Strutturali, a cui possiamo e dobbiamo attingere, con una differenziazione progettuale di merito e veloce.

È il messaggio che arriva da Lecce, nella terza e ultima giornata di “Da Sud”, il Forum dedicato al PNRR e alle risorse europee, che dovranno essere spese – nei prossimi cinque anni – per ricostruire il Paese, sanando i divari di genere, generazionali e territoriali che rendono l’Italia di fatto un paese monco.

Grande attenzione è posta al tema della Formazione, guardando proprio alle nuove generazioni: “Ma se pensiamo di risollevare la Puglia e di risolvere il problema della formazione e delle nuove competenze con i soliti corsi professionali, perderemo questa grande e irripetibile occasione” ha ammonito il senatore Dario Stefàno, presidente della Commissione Politiche europee, che ha organizzato le giornate di approfondimento che hanno visto sul palco del teatro Apollo di Lecce avvicendarsi ministri del governo, istituzioni e tecnici.

“Perché al nostro Sud e alla Puglia – ha proseguito ancora Stefàno – non servono solo estetiste, parrucchieri o OOSS, dobbiamo qualificare i nostri corsi formativi e preparare i giovani alle nuove competenze, alle nuove filiere, alle nuove professioni. Proprio per questo abbiamo voluto accanto a noi in queste tre giornate l’Università e nella giornata conclusiva di oggi la ministra dell’Università e Ricerca Maria Cristina Messa”.

“Il nostro obiettivo  – ha sottolineato in apertura il Rettore dell’Università del Salento,  Fabio Pollice – è lo sviluppo sostenibile del territorio e per fare questo abbiamo bisogno di coesione e convergenza strategica fra tutti gli attori, pubblici e privati, affinché sia un progetto corale e ridurre il divario dei servizi del Paese e la marginalità della nostra area, dovuta anche alla attuale infrastrutturazione materiale e immateriale”.

La formazione, dunque, come chiave di una ripresa da disegnare, e per la quale non ci sono solo le risorse nel Next Generation, come ha sottolineato Giorgio Centurelli, dirigente servizio centrale per il PNRR Ministero dell’Economia e delle Finanze: “Non solo i 235 miliardi di euro del Next, che rappresentano le risorse complessive destinate al prossimo quinquennio, ma anche altri fondi come i 55 miliardi di euro come risorse per la coesione e il Fondo sociale con ulteriori 50 miliardi di euro (80% al Mezzogiorno), per obiettivi da realizzare nell’arco dei prossimi 5 anni”.

 

“Dobbiamo evitare però – ha sottolineato ancora Stefàno – che si utilizzino per fare gli stessi progetti. L’Europa ci dà degli indirizzi stringenti ed è un bene, perché questo ci aiuta a qualificare la spesa e, a differenza del passato, magari di generare finalmente politiche di sistema. Dal Next Generation mi aspetto che vengano garantiti i diritti universali per il Sud e dunque, ad esempio, di poter viaggiare e muoversi anche al Mezzogiorno così come si fa a Milano”.

“Per farcela c’è bisogno di molta discussione – ha evidenziato Gianfranco Viesti, ordinario Università Bari – si tratta di decisioni che necessitano di una discussione nel merito, perché l’ambizione è portare tutto il Paese sugli stessi livelli. L’obiettivo deve essere quello di trasformare le risorse in fatti concreti, occorre fare sì le opere ma poi pensare anche ai servizi. Non bastano solo i binari, servono anche i treni. In questo processo lungo i sindaci hanno un ruolo chiave, ma non sono in grado di far fronte a causa di un personale della PA insufficiente e con un livello formativo molto basso. La fanteria del PNRR sono i Comuni: progettare, appaltare, controllare entro agosto 2026, un’impresa colossale, che necessita di una comunità fortemente coesa”.

 

Dello stesso avviso anche il sindaco di Lecce Carlo Salvemini: “Le amministrazioni hanno bisogno di grandi professionalità, per rispettare qualità dei progetti e tempistica stretta. Ci stiamo concentrando sul PNRR e sulla spesa di investimento, ma dopo la realizzazione si tratta di far funzionare le opere realizzate. Senza la spesa corrente la spesa in conto capitale è vanificata, i Comuni non sono più nelle condizioni di contribuire al risanamento dei conti del Paese, come avvenuto in passato. Lo Stato ha negoziato con l’Europa la sospensione delle regole di bilancio, ma il governo non ha negoziato con le amministrazioni pubbliche deroghe ai bilanci. Anci ad esempio ha chiesto di avere deroghe sulle assunzioni a tempo indeterminato per rafforzare le piante organiche per adempiere agli obiettivi che ci vengono assegnati”.

Marina Mastromauro, imprenditrice Pasta Granoro, ha posto l’accento sulla necessità delle riforme: “La parte finanziaria è una delle componenti delle ripresa, ma la cose importanti sono le riforme, strutture che funzionino, amministrazioni che sappiano recepire le esigenze dell’industria e dell’agricoltura e che sappiano portare a termine i progetti per evitare anche di perdere finanziamenti”.

Una richiesta condivisa anche dagli attori del sistema Puglia che sono intervenuti con delle pillole video: Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria e direttore Generale delle Terme di Margherita di Savoia; Domenico Scordari, Ceo di Naturalis Bio; Alberto Paglialunga, titolare della Deghi SPA leader di e-commerce; Alessandro Sannino, ricercatore e docente UnisalentoFloriano Pellegrino e Isabella Potì del ristorante stellato di Lecce “Bros”.

 

“Senza riforme rischiamo di avere più risorse che progetti – ha sottolineato Giuseppe Catalano, coordinatore struttura tecnica di missione PNRR del Ministero infrastrutture e mobilità sostenibile – la sfida che abbiamo è realizzare idee nuove per il futuro, progetti efficaci, cantierabili e realizzabili. La scelta del governo Draghi è  quella di avviare da subito una nuova stagione di investimenti. La Puglia con uno stanziamento di 2 miliardi e 100 è la prima del Sud per risorse catturate, perché ha presentato progetti validi: quando il Sud dimostra capacità di progettazione e strategia ha delle opportunità straordinarie, che tutti abbiamo la responsabilità di cogliere”.

Marco Bentivogli, coordinatore e co-fondatore di BASE ITALIA ha parlato di trasformazione digitale velocissima con un tasso di sostituzione tecnologica crescente: “Occorre tenere agganciate le persone per evitare che il processo generi “scarti” e che si perda lavoro, occorrono nuove professioni, occorre innovare la formazione. Il PNRR è  l’occasione per costruire nuove generazioni anche tecniche, ma anche per adottare un nuovo metodo che riconosca e separi le competenze e che colleghi, come avviene in Germania, le diverse realtà pubbliche e private in una rete nazionale ed internazionale, quali centri di eccellenza tecnologica da radicare ed estendere al Sud, garantendo competenze alle persone e alla imprese”.

“Intervenire sulla Formazione significa pensare a quello che succederà fra 20 anni – ha spiegato il ministro dell’Università e Ricerca Maria Cristina Messa – al futuro che vogliamo costruire, attraverso azioni di breve, medio e lungo termine, per accrescere le competenze, colmare i divari territoriali, di genere, generazionali e digitale e risolvere il disallineamento fra offerta e domanda. Dobbiamo investire sulla formazione in maniera più consistente, abbiamo troppi pochi laureati e troppi pochi tecnici. Il Piano prevede tre diverse linee di azione: innovare l’istruzione secondo una più moderna logica di campus, poiché il bisogno formativo è molto cambiato; accrescere l’entità delle borse di studio, fondamentali per gli studenti fuori sede; realizzare una rete di nuove competenze, attraverso tre “centri digitali”, al nord, al centro e al sud del Paese. La parte consistente degli investimenti previsti dal Piano saranno su Formazione (e Ricerca), per formare le nuove competenze e connetterle con il sistema delle imprese.


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