Sarà il ministro dell’Economia, Daniele Franco, a inaugurare le tre giornate salentine attorno alle risorse europee del Next Generation. “Da Sud, a Lecce i dialoghi sul Pnrr” è il tema di fondo del trittico di incontri promosso dal senatore Dario Stefàno, o, presidente della commissione Politiche europee di Palazzo Madama. Si comincia domani, alle 10, al Teatro Apollo di Lecce.

Senatore Stefàno, quali saranno i contenuti e l’orizzonte di questi incontri?

«Lo scopo è fare il punto sui progetti che possono interessare il nostro territorio e su come questi si connettono al più ampio disegno che ispira le finalità del Pnrr. In Parlamento abbiamo iniziato ad approvare le riforme che dovranno accompagnare la realizzazione dei progetti. E, come dice chiaramente il regolamento su] Pnrr, riforme e investimenti vanno di pari passo».

I fondi sono legati a filo doppio alle riforme strutturali, nervo scoperto per l’Italia. Parlamento e governo saranno all’altezza della sfida?

«Senza le riforme, appunto, saranno a rischio gli investimenti. Le risorse economiche, e penso soprattutto ai “grants”, ossia le sovvenzioni a fondo perduto, sono correlate agli investimenti.
La Commissione europea valuterà ogni sei mesi lo stato di attuazione e procederà all`erogazione delle risorse successive. Ecco perché è importante toccare e approfondire i vari aspetti. E un`opportunità storica per l`Italia, ma ancora di più per il Sud: non coglierla o frenarla sarebbe da irresponsabili. Il Parlamento sta lavorando a pieno ritmo sulle riforme: in pochi mesi abbiamo approvato il decreto sulla governance del Pnrr e sulla sburocratizzazione delle procedure, la delega per la riforma del processo penale, la delega per la riforma del processo civile. Sono risultati importanti e la spinta riformatrice imposta da Draghi è nel pieno della sua forza».

Il sistema-Italia avrà la capacità questa volta di spendere, e bene, le risorse?

«Sono fiducioso, perché il cambio di mentalità che questo governo sta portando nelle valutazioni delle forze politiche, nelle strutture amministrative, nelle procedure, nella considerazione dell’opinione pubblica ci farà superare le farraginosità che hanno sempre caratterizzato il modo di spendere le risorse europee. Peraltro, in Commissione politiche Ue al Senato, abbiamo attivato una procedura ad hoc per seguire da vicino la spesa collegata ai fondi europei. E anche per questo aspetto saremo vigili in Parlamento su come le risorse del Pnrr verranno impiegate».

Una delle missioni principali del Pnrr è l’impatto sul Mezzogiorno, che potrà contare in via generale sul vincolo dei 40% di risorse da ottenere. Ma in sostanza c’è anche il rischio che, paradossalmente, il Piano possa accentuare il divario tra Nord e Sud, ovvero che quote rilevanti dei fondi destinati ai Comuni tramite i bandi vengano calamitate da territori sviluppati, e già ben forniti di strutture e servizi, a scapito delle aree più svantaggiate?

«È una questione che ho posto personalmente alla ministra Carfagna, facendomi carico anche delle perplessità e delle preoccupazioni di molti esperti. Anche grazie a questa mia sollecitazione è stata approvata una norma che vincola i bandi delle amministrazioni centrali a rispettare almeno la quota del 40% destinata al Mezzogiorno. Mentre per le risorse localmente territorializzate ovviamente il problema non si pone. Nell’esecutivo, negli uffici che collaborano con il Presidente del Consiglio, ma anche in Parlamento, mai come stavolta vedo la determinazione a fare bene. C`è la consapevolezza che un treno del genere non ripassi più».

Quali leve bisogna manovrare affinché il Piano sia davvero efficace per il Sud?

«Bisogna irrobustire la linea di azione del Pnrr con ulteriori specifiche priorità di investimento in ambito infrastrutturale.
Penso alle infrastrutture materiali: dobbiamo accompagnare gli investimenti sulla banda larga, che consentiranno di connettere digitalmente tutto il territorio nazionale e gli investimenti per lo sviluppo dell`alta velocità ferroviaria a Lecce. Cosi come penso ad iniziative economiche che portino allo sviluppo dei porti per realizzare finalmente la visione di un Mezzogiorno quale piattaforma naturale e strategica di commercio nel Mediterraneo».

Infrastrutture ferroviarie, portualità, aiuti alle imprese. Restringendo l’obiettivo al tacco d’Italia, su cosa puntare e cosa può dare il Pnrr al futuro della Puglia?

«La Puglia attraverso il Piano può raggiungere la piena valorizzazione quale territorio che sa offrire una competenza dei giovani molto sviluppata, un ambiente imprenditoriale dinamico e vacato allo sviluppo e al commercio, e quindi al lavoro. Le risorse dovranno trovare, anche in Puglia e nel Salento, una classe dirigente attenta e pronta ad utilizzarle bene, per realizzare condizioni migliori di crescita per le imprese e di nuova occupazione per i giovani. A partire proprio da quegli enti, Regione in primis, che dovranno dimostrare di essere all’altezza, superando anche i limiti che talvolta si sono registrati. Questa è una grande opportunità per tutta la comunità».


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