Senatore Zanda, come mai proprio ora questa proposta di modifica costituzionale sua e del presidente della commissione Affari costituzionali Dario Parrini che mira ad abolire il semestre bianco e a impedire l`immediata rielezione del Capo dello Stato?

L`obiettivo è rendere più forte la nostra cornice istituzionale. Il punto politicamente più rilevante non è tanto il divieto di rielezione, quanto la cancellazione del semestre bianco. L`impossibilità di sciogliere il Parlamento per sei mesi costituisce una rottura della continuità del nostro sistema, che deve poter prevedere una via di uscita costituzionale da qualsiasi eventualità di stallo parlamentare. La possibilità di sciogliere le Camere e tornare davanti agli elettori non può avere soluzione di continuità. Quanto alla non rieleggibilità del presidente della Repubblica, che ha un mandato settennale e dunque di lungo respiro, si tratta di una modifica opportuna che è conseguenza dell`abolizione del semestre bianco ed è stata sollecitati in passato dai Presidenti Antonio Segni e Giovanni Leone, ricordati recentemente dal Presidente in carica Sergio Mattarella Per altro l`esperienza di questi 75 anni di storia repubblicana ci dice che nessun Presidente ha mai brigato per farsi rieleggere.

La vostra proposta sembra però avere il significato di una spinta per la rielezione di Mattarella: dal momento che il Presidente è contrario alla sua eventuale rielezione anche per non consolidare il precedente, lo si rassicura che sarebbe l`ultima volta…

Non c`è alcuna connessione tra la nostra proposta mia e l`appuntamento per la scelta del prossimo Presidente. Ed è chiaro che il disegno di legge sarà discusso dopo, e quindi la nuova regola varrà solo per il futuro.

Questa sarà un`elezione diversa dalle altre?

Rispetto alle dodici votazioni precedenti la prossima sarà certamente più difficile, e non perché non ci siano donne o uomini in grado di salire al Quirinale. Le ragioni sono altre: prima di tutto la frammentazione del Parlamento, che di per sé ostacola l`accordo ampio che si richiede. Inoltre, la concomitanza della crisi economica con l`emergenza sanitaria è così forte che non può non incidere sugli equilibri politici.

Pensa dunque che crisi economica e recrudescenza della pandemia spingono per mantenere l`attuale assetto istituzionale?

Se lei mi sta chiedendo di esprimermi sui nomi non le posso rispondere. Anticipare così tanto il dibattito sui nomi danneggia e inquina la linearità delle scelte. Quel che è certo è che in questa fase politica né la destra né la sinistra hanno da solei numeri necessari Cercare convergenze è una necessità, oltre ad essere nello spirito della Costituzione.

Concorda con il suo segretario Enrico Letta quando dice che l`eventuale elezione del Capo dello Stato a maggioranza semplice significherebbe la fine del governo Draghi?

Se la maggioranza che oggi sostiene Draghi dovesse rompersi e contrapporsi durante l`elezione del Presidente, questo non potrebbe non avere ripercussioni molto negative sul governo.

Qualcuno ha adombrato il dubbio che se dovesse essere Draghi ad essere eletto si avrebbe un presidenzialismo di fatto.

Lasciamo in pace Draghi. Diciamo invece che la nostra Costituzione definisce in modo puntuale le funzioni del presidente della Repubblica, che sono importanti e ampie. Ma così come tutti i presidenti che si sono susseguiti al Quirinale non hanno mai varcato i limiti della Costituzione, è altrettanto certo che non li varcherà il prossimo Presidente, pur modulando il suo mandato in relazione alle circostanze.

Lei crede che in ogni caso la nostra Costituzione vada aggiornata?

Io penso che la prossima legislatura debba affrontare molto seriamente il tema della riforma del bicameralismo paritario e della posizione del governo nell`ordinamento. Le dirò di più: per il futuro dell`Italia questa riforma costituzionale, così come una profonda riforma della Pa e una definizione chiara dei rapporti tra Stato, Regioni ed Enti locali, sono ancora più importanti dei zoo miliardi del Recovery Fund.


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