«Pressioni russe sulla Lega per affondare Draghi e il ruolo dei mercenari della Wagner per destabilizzare in primo luogo l`Italia attraverso i flussi migratori, sono davanti ai nostri occhi». Luigi Zanda, ex capogruppo del Pd, senatore in commissione Esteri, non si ricandiderà. La sua analisi su quanto sta accadendo è frutto di una lunga e lucida esperienza politica.

Zanda, c`è un ruolo di Mosca nella crisi politica italiana?

«Pressioni russe sulla Lega per affondare Draghi sono verosimili, visti tra l`altro i precedenti e cioè i rapporti tra la Lega e Russia Unita, il partito di Putin».

E` un sospetto o un concreto allarme ingerenza?

«Il presidente del Copasir, Adolfo Urso ha scritto ai presidenti di Camera e Senato mettendoli in allarme sul pericolo di ingerenze straniere sul Parlamento. Un allarme più significativo non sarebbe potuto arrivare».

L`arma dei migranti spinti dai mercenari russi della Wagner è un cannone puntato per destabilizzare l`Italia?

«La Russia e la Cina si sono spartiti i compiti. La Cina di occupa dell`Oceano Pacifico, di Taiwan, della Corea del Nord, ha sistemato la partita con Hong Kong e sta procedendo a una formidabile corsa al riarmo. La Russia con gli interventi in Cecenia, Georgia, Crimea e ora in Ucraina si sta occupando dell`Europa e del Mediterraneo. Contemporaneamente Cina e Russia intervengono in Africa. La Wagner opera nella Repubblica Centrafricana, nel Mali, in Sudan, nel Ciad e il suo obiettivo è il controllo di metalli rari e preziosi e anche la gestione dei flussi migratori. E` possibile che sia la Russia a regolare la pressione migratoria verso l`Europa e verso l`Italia».

Ingerenza e destabilizzazione, quindi?

«Se la Stampa pubblica la notizia dell`ingerenza russa attraverso la Lega e la conferma, e Salvini non smentisce gli incontri, allora vuol dire che è tutto vero. Sulla destabilizzazione, c`è una sfida dei sistemi autoritari alle democrazie occidentali. Sia Putin che Xi Jinping l`hanno lanciata esplicitamente. Non è solo una battaglia ideologica, ma di disinformazione, di ingerenza nei processi democratici e, come si vede in Ucraina, di brutali interventi militari».

Il centrodestra è dato per favorito alle elezioni. E Giorgia Meloni, la vincitrice in pectore, si accredita come filo atlantista e non putiniana.

«I risultati elettorali sono incerti e mostreranno una forte polarizzazione: il Pd da un lato e FdI dall`altro si contenderanno il primato. Non ho motivo di dubitare delle dichiarazioni di atlantismo di Meloni, ma ho molti dubbi sul suo europeismo. Cosa dice dell`aumento dei poteri per l`Europarlamento, della costruzione di una difesa comune? E lei chi sceglie tra Scholz e Orbàn, tra Letta e Kaczynski, tra Macron e Putin? In politica estera non bastano le dichiarazioni filo occidentali, occorre esserlo a tutto tondo».

Il Pd non riesce a comporre il puzzle delle alleanze?

«Non mi candido, non perché mi sia stancato della politica, perché della politica non ci si stanca mai. Sulle alleanze Letta saprà scegliere. il problema della nostra democrazia è la disaffezione al voto: vincere l`astensionismo è molto più importante della spartizione dei collegi elettorali, perciò ci vogliono candidati credibili, che attirino al voto».


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