Applaude Draghi e chiede uno scatto d`orgoglio al Parlamento, che può utilizzare la congiuntura di una maggioranza larghissima per aprire una fase riformatrice: Luigi Zanda, ex tesoriere del Pd e memoria storica della sinistra riformista (è al Senato dal 2003) traccia una via per questa seconda fase della legislatura «nella quale le Camere devono abbandonare un ruolo notarile per riconquistare la funzione legislativa espropriata dal governo».

Lei ha seguito i debutti d`aula di otto premier. Com`è andato I` “alieno” Draghi?

«A me tanto alieno non è sembrato. Ha detto parole chiare sui principi fondamentali della Repubblica, su Europa e Occidente, economia, progressività fiscale, scuola e università. Mi ha colpito molto l`appello alla responsabilità verso i nostri figli e i figli dei nostri figli. Insomma, finalmente abbiamo registrato una visione del futuro dell`Italia».

Conte non l`aveva?

«Ma Conte era assediato dai problemi, i suoi interventi in parlamento erano mirati,più che di prospettiva».

Che ruolo avrà il parlamento con questo governo a base larghissima?

«Io penso che il Parlamento non possa continuare a riunirsi solo per convertire gli atti del governo. La proliferazione di decreti legge, maxi-emendamenti e voti di fiducia lo ha in pratica espropriato della sua funzione legislativa, ed è un dovere di questa maggioranza, la più ampia della storia della Repubblica, trovare uno spazio d`azione. Che non può che essere quello delle riforme».

Quali?

«In primis gli adeguamenti della Costituzione e dei regolamenti alla nuova legge sul taglio dei parlamentari. Poi norme che vadano oltre il bicameralismo paritario e la legge elettorale. La lotta alla pandemia, inoltre, ci ha mostrato che deve essere rivisto il rapporto fra Stato e Regioni. Due anni non sono pochi: bisogna vedere se c`è volontà politica, se questa maggioranza intende essere omnibus o porsi grandi obiettivi, esistere anche come maggioranza strategica».

Lei crede che possa esserci un reale clima di collaborazione fra partiti così distanti?

«Stamattina ho osservato Salvini in aula, ha applaudito molto spesso il discorso di Draghi, così come hanno fatto i senatori di Fi, 5S, Iv, Leu, Pd. Il governo è stato costituito per la gestione di una crisi gravissima, le forze che lo sostengono devono mostrare senso di responsabilità».

Che atteggiamento si aspetta da Draghi?

«Draghi ha pronunciato parole di rispetto verso il Parlamento ma il problema non è lui. Alla Camera e al Senato viene denunciato l`abuso di decreti legge da parte dei governi, e non da ora, però la responsabilità è da attribuire ai tempi lunghi dello stesso parlamento. Il neopremier ha bisogno di provvedimenti che diventino legge nel breve periodo. Ecco perché un`altra norma che sarebbe utile, con l`accordo dell`esecutivo, dei presidenti dei due rami del parlamento e dei gruppi, è l`introduzione del voto a data certa. Un istituto che già esiste nella democrazia francese».

Che ne pensa della federazione fra Pd, M5S e Leu?

«Ho molte riserve su questi intergruppi di cui non riesco a capire il valore. Penso che un coordinamento fra le forze che sostengono il governo sia necessario, ma deve riguardare tutti i gruppi. E invece il centrosinistra fa una federazione, il centrodestra un`altra: cosa abbiamo risolto? Cosa diversa è la prospettiva di un`alleanza giallorossa: i 5S hanno fatto progressi visibili, ora sono fortemente europeisti e più attenti ai diritti umani, penso alla revisione dei decreti Salvini. Credo che le basi per proseguire l`alleanza ci siano, e anche l`interesse politico, a partire dai prossimi appuntamenti elettorali».

Con l`ex premier Conte come federatone?

«Federatori si diventa attraverso un processo politico, non per nomina».


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