Senatore Luigi Zanda, che tipo di maggioranza immagina per l`elezione del nuovo presidente della Repubblica?

«Io continuo a pensare che non bisognerebbe parlare di presidenza della Repubblica fino a gennaio, però vedo che il dibattito è partito, se ne parla in privato e in pubblico. A mio avviso il punto di partenza è che né il centrosinistra né il centrodestra sono in grado di eleggere da soli il prossimo presidente. Il che significa che la sinistra e la destra dovranno necessariamente trovare un punto di incontro su una personalità di garanzia. Una personalità che abbia tutte le qualità necessarie per reggere una posizione di equidistanza istituzionale e politica. Del resto, noi veniamo dall’esperienza della presidenza Mattarella che è da considerare esemplare sotto ogni profilo.

Il suo identikit si attaglia perfettamente sia a Draghi che a Mattarella…

<Io non faccio nomi innanzitutto per una questione di correttezza, ma anche perché noi viviamo in una situazione politica molto aperta, abbiamo un Parlamento frantumato, quattro partiti con un consenso che va dal 15 al 20 per cento, più una serie di forze minori. Quindi nessun partito senza alleanze può aspirare a governare e tanto meno a eleggere un presidente della Repubblica. Sappiamo inoltre che la consistenza dei gruppi parlamentari non corrisponde alla forza effettiva dei partiti, come ci hanno dimostrato tutte le elezioni svoltesi finora. Perciò fare nomi oggi in una situazione così fluida sarebbe un errore».

C`è chi dice che dopo le elezioni del presidente della Repubblica si potrebbe andare al voto anticipato.

«Mi sembra che sia profondamente sbagliato legare l`ipotesi delle elezioni politiche alla figura del nuovo presidente della Repubblica perché il capo dello Stato costituzionalmente ha il potere di sciogliere le Camere ma non lo fa certo a suo arbitrio, perché finché c`è una maggioranza politica che sostiene un governo il presidente non può sciogliere. Del resto, lo dice la Costituzione: il Capo dello Stato può sciogliere le Camere, sentiti i loro presidenti».

Ma l`ipotesi di elezioni anticipate è stata ventilata nel caso in cui Draghi venga eletto al Colle.

«Ma noi veniamo da una legislatura che ha già avuto tre diversi governi di coalizione, potrebbe essercene anche un quarto. Se verrà eletto presidente Draghi, o chiunque altro, nel caso in cui il Parlamento non sia in grado di formare un nuovo governo dovrà
sciogliere le Camere, altrimenti no. Le forze politiche devono stare attente a non scaricare le proprie responsabilità sulle spalle del presidente della Repubblica».

Crede che sia possibile in questa legislatura mettere mano a una riforma della legge elettorale?

«Non mi sembra che in questo momento ci siano maggioranze che possano far approvare una nuova legge elettorale, però credo anche che quando a gennaio la situazione si sarà stabilizzata, dopo l`elezione del capo dello Stato, le forze politiche potrebbero trovare conveniente una legge elettorale in grado di garantire stabilità e rappresentatività più di quanto faccia l`attuale».

E quale legge elettorale immagina? Maggioritaria o proporzionale?

«Io penso che per l`Italia in questa fase sarebbe utile un sistema proporzionale con uno sbarramento alto, alla tedesca, cioè con il 5 per cento di soglia».


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