“Il Recovery Fund è finalmente libero dal ricatto posto dagli sterili e pretestuosi nazionalismi di Ungheria e Polonia. Adesso serve solo dare gambe all’iniziativa economica più rilevante e solidale che l’Europa ha mai conosciuto. Abbiamo gli strumenti per dare un nuovo corso e una nuova identità al sistema Paese. E, per il nostro Paese, questo nuovo corso che ci accingiamo a costruire passa da un punto e per un punto in particolare: il Mezzogiorno. Se con le risorse e i progetti del Recovery Fund non metteremo finalmente fine al divario storico e atavico che ci portiamo da decenni potremo dire, senza alcun alibi o attenuante, di aver sciupato e perso l’appuntamento con la storia”. Lo scrive su Fb il senatore del Pd Dario Stefàno, presidente della Commissione Politiche dell’Ue.
“Rispetto al documento predisposto dal Governo sul Recovery – prosegue Stefàno – mi preoccupa infatti la scelta di attribuire solo il 34% delle risorse di questo Fondo alle regioni del Sud e delle isole, applicando quindi solo il criterio della popolazione e tralasciando drammaticamente gli altri importanti criteri europei quali ad esempio la disoccupazione e il reddito.
Voglio ricordare che la clausola del 34% è uno strumento utile a non far aumentare il divario che è ben altra cosa rispetto alla necessità di andare ad assorbire quel ritardo stratificato e complesso che divide il Sud dal Nord del Paese. Come quello infrastrutturale, se si considera che il programma di governo intorno al quale ha preso vita l’esecutivo contempla lo sviluppo della rete dell’alta velocità in tutto il territorio nazionale. Questa considerazione è stata giustamente inserita nell’importante lavoro di definizione delle linee guida del Programma predisposto dal Senato e consegnato al Governo. Non trovando tracce conseguenti nella bozza che circola, ritengo sia necessario un chiarimento. Chiederò spiegazioni direttamente al presidente Conte perché il Sud non merita quella che rischia di essere come un’insopportabile disattenzione. Se non ora quando?”