‘Io cerco l’unità, ma sono benvenute maggioranze ampie’
«Chi dissente non usi tecniche da Ghino di Tacco, che in passato hanno frenato i processi di riforma e minato la stabilità. La priorità per tutti deve essere l’interesse nazionale». Luigi Zanda, il capogruppo dem al Senato – il ramo del Parlamento più a rischio di tenuta – pressa perché siano evitate imboscate e chiede un ‘serrate le file’.
Zanda, il Pd accetterà i voti di Verdini al Senato?
«Rispondo come ho risposto a tutti i senatori, anche a quelli dell’opposizione, che mi hanno fatto domande simili nelle ultime settimane. E mio obiettivo principale è di t¬nere unito il Pd e di mantenere salda la maggioranza che sostiene il governo. Naturalmente nelle grandi leggi di sistema e di riforma sono sempre benvenute maggioranze più ampie, credo anzi debbano essere ricercate».
I voti dei fuoriusciti dal centrodestra possono essere sostitutivi della sinistra dem?
«No».

Ma se le riforme passano senza consenso della minoranza del Pd, quali saranno le conseguenze?
«Questo non è nel mio orizzonte. Del resto da parte di tutte le componenti del partito c’è la volontà di arrivare uniti al voto, essendo condiviso l’obiettivo strategico di chiudere la stagione del bicameralismo perfetto».
Qualche apertura va fatta per tenere unito il Pd?
«Certo, ma salvaguardando il senso complessivo del provvedimento e avendo la certezza ‘ che le eventuali modifiche non inneschino una pericolosissima navetta tra Camera e Senato. Sarebbe molto grave se, essendo d’accordo sull’obiettivo della trasformazione del Senato, ci si dividesse su aspetti della forma in cui deve avvenire».
Numeri ballerini al Senato, i rischi ci sono?

«È dai tempi del governo Prodi che convivo con maggioranze molto strette, messe in pericolo da minoranze interne. Conosco bene quali siano i rischi, però c’è un valore superiore che è l’interesse nazionale e richiede continuità di legislatura e di governo».

Quali riforme sono da incassare prima dell’estate perché il risultato sia positivo?
«Sono ultime settimane di fuoco, con il rinnovo delle missioni internazionali, la cosid-detta legge europea, il bilancio del Senato, il decreto sul che modifica la legge fallimentare, l’approvazione in prima lettura della governance della Rai. E per finire all’importantissima approvazione definitiva della riforma della PA. Naturalmente nel frattempo dobbiamo chiudere in commissione le unioni civili per poterle incardinare in aula. La commissione Giustizia dia subito l’ok».

E quali priorità alla ripresa?

«La mia preoccupazione è per l’evoluzione della condizione dell’Europa e per i rischi della situazione internazionale, la crisi economica non è certamente finita. Siamo vicini a quella che Papa Francesco ha chiamato una nuova guerra mondiale a pezzi. E sarebbe un comportamento da incoscienti in Italia interrompere un processo di riforme che sta iniziando a dare i primi segni positivi».

Nei confronti del dissenso ci vogliono cartellini gialli e
magari l’espulsione?

«Penso che i partiti non si tengano uniti con codici di di-sciplina, ma ritengo anche che non possa essere consentito a singoli parlamentari di usare nel loro partito tecniche da Ghino di Tacco. I democratici sono gli unici che hanno voluto un partito che si chiami Partito, dove si litiga magari ma alla fine si resta uniti».

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