‘Nei giorni scorsi, finalmente, dopo 50 anni, il Governo ha chiesto perdono. Il Senato ha un solo modo per chiedere scusa. Approvare buone leggi’. Così il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda interviene nell’Aula di Palazzo Madama in occasione della commemorazione della strage del Vajont. E aggiunge: ‘La tragedia del Vajont ci dice che dietro ad ogni edificio costruito sull’alveo di un torrente, dietro ad ogni palazzo costruito con la sabbia al posto del cemento, dietro ad ogni manutenzione mal fatta, spesso c’è la speculazione economica, ma sempre c’è la decisione o l’omissione di un uomo politico o di un tecnico pubblico’.

Per Zanda esistono tre osservazioni ‘che toccano questioni ancora irrisolte’. ‘La prima riguarda la prevedibilità delle tragedie e le frequenti responsabilità dell’uomo per il loro verificarsi’. Il capogruppo democratico ricorda quindi ‘i 160 morti di Sarno nel ’98, i 12 morti del camping di Soverato nel 2000, gli 8 morti di Genova del 2011 che seguivano i 44 del ’70, i 36 morti di Messina del 2009, i 308 morti dell’Aquila. La gran parte di loro è stata uccisa da cattive opere pubbliche, dal dissesto idrogeologico non domato, dalla mancata manutenzione, da case costruite nel pericolo, da cemento armato impastato con la sabbia’.

‘La seconda osservazione riguarda le modalità con le quali le grandi opere pubbliche vengono realizzate nel nostro Paese. In tutto il mondo le grandi opere pubbliche vengono precedute da investimenti molto consistenti in studi e ricerche sulla localizzazione, la valutazioni dell’impatto ambientale e urbanistico, sulle condizioni di sicurezza, sull’informazione e l’ascolto delle popolazioni interessate, sulla precisa stima dei costi. Se queste indagini fossero state compiute dallo Stato, la tragedia del Vajont non ci sarebbe stata’. Zanda ricorda quindi la legge obiettivo del 2001 che ‘ha determinato un abbassamento dei livelli di controllo e garanzia, concentrando nella figura del general contractor tutti i poteri di realizzazione delle grandi opere pubbliche: ideazione, progetto, direzione lavori, costruzione’.

‘La terza osservazione – conclude Zanda – è sul declino progressivo dei corpi tecnici dello Stato. In Italia negli ultimi decenni il degrado delle strutture pubbliche ha investito pesantemente pressoché tutti i corpi tecnici pubblici. Nonostante la gravità di molti comportamenti, in Italia l’amministrazione dei Lavori Pubblici con i suoi uffici del Genio Civile è stata in passato un luogo di grande autorevolezza. Poi è iniziata la decadenza. Dal 2001 al 2006, il Consiglio Superiore dei lavori pubblici ha cambiato ben cinque presidenti, sempre secondo le capricciose decisioni della politica. Nessun potere politico, nessuna maggioranza potrà mai governare un grande paese senza una pubblica amministrazione di buona qualità e leale solo con l’interesse del Paese. Nessuna grande opera pubblica sarà mai sicura senza il controllo puntuale dei corpi tecnici dello Stato’.


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