‘Con la produzione e il risanamento è possibile salvare l’intera area’
«Attraverso l`ipotesi pubblicizzazione, il governo conferma ancora una volta, come sta facendo dal momento in cui è esploso il caso uva dal punto di vista giudiziaria, che il manifatturiero e in particolare la produzione siderurgica sono elementi centrali di ogni prospettiva di sviluppo del Paese. E lo stabilimento di Taranto e strategico se l`Italia vuole continuare ad avere un ruolo nel settore e tenere insieme risanamento ambientale e futuro produttivo»: è questa la posizione espressa dal senatore Salvatore Tomaselli, presidente del gruppo del Pd nella Commissione Industria e Ambiente del Senato.
Tomaselli, perché il governo ha deciso di verificare la possibilità di ripubblicizzazione dello stabilimento di Taranto? I privati che hanno dichiarato interesse non danno le dovute garanzie rispetto alla fattibilità dell`operazione?
Le dichiarazioni di interesse sono state sinora generiche e non risolutive di una situazione che necessità di risposte chiare e di impegni concreti. E in assenza di risposte chiare e impegni concreti è giusto che il governo assuma l`impegno di un ingresso a tempo nel capitale sociale dell`azienda, per dare seguito al risanamento amientale e al futuro produttivo. Però bisogna evitare di parlare di nazionalizzazione, perché così non è».
Perché questa precisazione?
«Perché non ci sarà alcuna nazionalizzazione. Lo Stato, attraverso Fondo Strategico d’Investimenti, società partecipata dalla Cassa Depositi e Prestiti in un contesto straordinario porrà le basi per un intervento che garantisca la disponibilità delle risorse considerate necessarie per il risanamento in aggiunta alle risorse già sequestrate alla famiglia Riva e in via di trasferimento al commissario. Il processo di pubblicizzazione è un processo a tempo che prevede il trasferimento delle criticità a un bad company, per sterilizzare le situazioni pregresse, e la costituzione di una Nuova Compagnia che possa operare con fondi pubblici per due o tre anni sino a rimettere sul mercato un`azienda che per come si presenta ora non ha un futuro. Un esempio?»
Lo faccia.
«Il commissario Piero Gnudi durante l`audizione in Commissione Industria del Senato ha sottolineato che Eva perde da 30 a 50 milioni di euro al mese, come conseguenza della minore capacità produttiva legata alle attività di ambientalizzazione. Quanto può reggere un`azienda che accumula perdite di questo genere? Quale ulteriore ricaduta negativa ci sarebbe per il territorio se non si trovasse il modo per garantire il pagamento degli stipendi dei lavoratori e le commesse dei fornitori, soprattutto i piccoli imprenditori che si sono indebitati a loro volta per garantire i lavori a Ilva?».
 La famiglia Riva ha dichiarato la disponibilità a investire ancora nell`azienda, ma ovviamente vuole essere coinvolta nelle scelte. Lei considera praticabile questa strada?
«Penso che il coinvolgimento dei Riva nelle scelte aziendali non sia ormai proponibile, nei fatti. Ripeto: ben vengano se ci sono piano di intervento concreti del gruppo indiano ArcelorMittal che opera in collegamento con Marcegaglia o della cordata organizzata da Giovanni Arvedi. In caso contrario diventa obbligatorio l`intervento pubblico. Un intervento che significa mettere in campo risorse consistenti e definire un percorso di carattere legislativo che eviti complicazioni anche nel rapporto con l`Europa. La stima delle perdite nei prossimi 3 anni è di circa 3 miliardi di euro. Il governo sa che è una prova molto impegnativa, ma se non ci sono soluzioni private diventa un obbligo».

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