“Gli elettori hanno sempre ragione. Dovremmo interrogarci sugli errori commessi in modo che sia utile per il rilancio del partito e non per avvitarci in una spirale distruttiva che sarebbe deleteria, vista la fase storica,anche per il paese”. Giorgio Tonini, presidente dem della commissione bilancio del senato  chiede, in vista della direzione del partito di venerdì, un surplus di responsabilità». ” doppio se non le si porta a termine”.
Domanda. Renzi accusa la vecchia guardia dem dell`insuccesso alle amministrative, la sinistra interna accusa lui, denuncia la perdita di contatto con il territorio, e poi le riforme, Plialicum… siamo alla resa dei conti finale?
Risposta.
Ci sono tre ragioni sullo sfondo del risultato elettorale che per noi, con l`eccezione di Milano, è un brutto risultato. In molte città da diversi anni un certo governo di modello locale si era esaurito e andava ripensato. Noi abbiamo difettato di progettualità. Si è dovuta gestire una riduzione importante delle risorse senza aver dato vita a un nuovo modello più efficiente di spesa e di servizi ai cittadini… Poi ci sono situazioni in cui paghiamo il fallimento del governo locale, come a Napoli e Roma. E risalire la china oggi è maledettamente difficile. In altre realtà, penso soprattutto a Torino con Piero Fascino, invece paghiamo la lunga permanenza al governo locale.
D. Con Chiara Appendino ha vinto il fattore cambiamento?
R.
È fisiologico dopo tanti anni. Dovremmo imparare da quanto diceva Aldo Moro: essere alternativi a noi stessi. Altrimenti l`istanza di cambiamento si indirizza altrove.
D. Di questa situazione, quante colpe hanno gli attuali vertici nazionali del partito?
R.
Quando si perde, nessuno si può tirare fuori dalla responsabilità, anche i vertici nazionali. Se vogliamo risolvere i problemi però, e non aggravarli, dobbiamo dimostrarci solidi e non avvitarci in una spirale autodistruttiva.
D. Non pensa che pagate anche per le riforme fatte, da Jobs act a scuola, e per quelle annunciate, a partire da quella istituzionale?
R.
Le riforme bruciano più consenso di quello che producono. Ed è una legge che non conosce eccezioni. Un grande partito deve mostrare attenzione e umiltà con il paese ma anche una certa fermezza. Niente di peggio che mettersi a sbandare. Si rischia di pagare due volte: una volta per le riforme fatte e un`altra per non averle portate avanti. Guai a noi se commettessimo questo errore, i cittadini non avrebbero più stima di noi.
D. Andare avanti come un treno è la teoria del primo Renzi.
R.
Accanto alla determinazione, che è la principale virtù di Matteo Renzi e che ci ha consentito di avere grandi risultati per il paese, molti dei quali produrranno effetti nel tempo, dobbiamo imparare un approccio più capace di ascolto, imparare a sostenere meglio le nostre ragioni nel confronto con le istanze dei cittadini.
D. Per farlo, molti nel partito chiedono a Renzi di farsi da parte, di rinunciare all`incarico di segretario.
R.
Io sono contrario che si rimetta in discussione il doppio incarico, nelle democrazie parlamentari europee governa il leader del principale partito. E questo dà stabilità alle istituzioni e coerenza di indirizzo al governo. Ricordo uno scritto di Leopoldo Elia del 1970 che diceva che la decadenza della Dc è iniziata quanto si è rotta con De Gasperi l`unicità di indirizzo. Noi l`abbiamo conquistata, è una risorsa istituzionale che non può essere
messa in discussione.
D. Sul banco degli accusati è finita anche la segreteria dem. Si annuncia un cambiamento radicale.
R.
Parlo anche in chiave autocritica, visto che ne faccio parte: abbiamo bisogno di organismo più forte che coadiuvi il segretario nel governo del partito. Cosa che oggi non è.
D. L`ex segretario Pierluigi Bersani ha detto che se Renzi continua così non ci saranno i banchetti per il sì al referendum.
R.
Non capisco cosa significhi continuare così…II referendum non è sul governo, è sulla riforma. Le prossime elezioni, al più tardi nel 2018, e vince il sì al referendum daranno un vincitore in grado di governare per cinque anni, se vince il no, avremo uno stallo come quello spagnolo, una situazione di assoluta ingovernabilità.
D. Da sinistra chiedono di rivedere l`Itaficum, di inserire il premio alla coalizione e non alla lista.
R.
L`Italicum non è il talmud, ma bisogna individuare bene gli obiettivi e le forze parlamentari con cui fare le eventuali modifiche. Mi sembra però assurdo dire che la legge elettorale va cambiata adesso perché potrebbe vincere 5stelle… quando poco tempo fa invece ci accusavano di aver creato un sistema che blinda l`attuale governo, che crea il regime. Il premio alle coalizioni lo abbiamo già sperimentato, ha prodotto instabilità. E adesso volerlo ripristinare per contrastare i grillini sarebbe il modo migliore per consegnare loro il paese.


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