«Basta con gli ultimatum, adesso è il momento del dialogo e dell’ascolto reci­proco perché il Pd rischia di farsi male». È preoccupato il senatore dem Gior­gio Tonini, cattolico pronto a votare la stepchild, «che è l’estensione di una solidarietà del partner del genitore bio­logico, pronto ad assumersi responsa­bilità e doveri nei confronti del mino­re». Mancano più o meno 48 ore all’ini­zio del voto al Senato sul Ddl Cirinnà e il Pd è alla sua prova più difficile.

Tonini, martedì si vota. A che punto siamo nel Pd?

«Siamo in una fase di stallo mentre ci sarebbe bisogno di una iniziativa poli­tica nel gruppo. Sono preoccupato da questo passaggio parlamentare, il par­tito si gioca molto. Noi siamo nati come asse portante per il riscatto e il rilan­cio del Paese su una nuova base politica facendo della ricerca della sintesi alta, tra le culture del Novecento, un meto­do. Non possiamo perdere di vista questo aspetto, dobbiamo cercare punti di incontro che ci portano avanti, non indietro».

Stavolta però la spaccatura è tutta interna alla maggioranza del partito. Renziani contro renziani, come se ne esce?

«È vero, c’è una spaccatura nella mag­gioranza, ma c’è un rischio ancora più grave: una spaccatura lungo la vecchia linea di frattura precedente a Renzi e perfino alPd. Una frattura, cioè, tra lai­ci e cattolici, guelfi e ghibellini».

Renzi ha detto che la politica deve guardare la realtà e non nasconde­re la testa sotto la sabbia. La realtà racconta di bambini, già nati, che vivono in coppie omosessuali. Che rispondono la politica e il Pd ai diritti di quei bambini?
«Personalmente sono pronto a vota­re la stepchild insieme al gruppo, ma dopo aver fatto una riflessione e ascol­tando anche quello che dice una parte di cattolici secondo cui riconoscere l’a­dozione ad una coppia dello stesso ses­so equivarrebbe a eliminare la distin­zione tra matrimonio, che si fonda sul­la procreazione, e unione civile. Io cre­do che la stepchild adoption, invece, sia un’estensione della solidarietà di cop­pia, al punto che il partner del genitore biologico accetta responsabilità e dove­ri verso il minore che non è suo figlio. È su questo che dobbiamo confrontar­ci, senza alzare steccati, non possiamo procedere gli uni contro gli altri. Non dimentichiamo che siamo riusciti a cre­are ampie convergenze in Parlamento sulla necessità di dare diritti e doveri alle coppie di fatto. Perché non prova­re a trovare un’intesa anche sulle ado­zioni?» .

Per ora la Lega non molla sui suoi emendamenti e quindi resta in pie­di il maxicanguro di Marcucci. Il Pd non rischia di spaccarsi se si va in Aula in queste condizioni?
«Se il partito dovesse spaccarsi su que­sto renderebbe tutto il percorso della legge più complicato».

Non pensa che se restano le divisio­ni, comunque vada il Pd, che ha pre­sentato il Ddl, ne uscirebbe perden­te regalando il risultato o ad Alfano o al M5s?

«Finirebbe esattamente così, per questo dico a tutti i miei colleghi che dobbia­mo fermarci prima trovando un punto di sintesi. Il rischio di cui lei parla è un siluro sotto la linea di galleggiamento».

Lei, da cattolico, come ha letto le dichiarazioni del cardinal Bagnasco?

«Penso che ognuno ha diritto di dire come la pensa e non credo che oggi, nel 2016, le dichiarazioni di Bagnasco pos­sano influenzare il presidente del Sena­to. Il tema vero è un altro: Bagnasco dà per scontato che la politica non abbia la capacità di sintesi e che la via di fuga sia il voto segreto. Il Pd, che non vuole il voto segreto, deve dunque trovare un punto di mediazione alto».

 


Ne Parlano