‘Il tema a cui ci richiama la scomparsa di Pietro Ingrao è la nobiltà della politica. Bisogna trasmettere, soprattutto alle giovani generazioni, l’esempio di chi ha vissuto la politica in modo alto, come scelta di vita, dedicata a una causa. Ingrao ha vissuto per la politica, non di politica: in senso weberiano, la politica come Beruf, professione ma anche come vocazione’. Lo ha detto Mario Tronti (Pd), ricordando nell’Aula del Senato Pietro Ingrao.
‘Diceva che la politica – ha proseguito Tronti – nella sua vita era una passione tenace, che esitava a spiegare con una motivazione morale. Diceva ancora: ‘mi pesa la sofferenza altrui, ma non è un sentimento altruistico. Sono io che sto male, che vivo come insopportabili le condizioni di vita degli oppressi e degli sfruttati… La politica, quindi, è un agire per me non per gli altri’. Lo si è dipinto come un visionario, ma di sé raccontava che la politica lo interessava nel suo fare e come agire collettivo. Accanto al visionario, si è insistito sull’eretico. Ma io distinguo tra l’eretico e l’eterodosso. L’eretico è quello che rompe ed esce dal proprio campo; il non ortodosso è quello che combatte, con la critica, l’ortodossia, rimanendo nel proprio campo. Ingrao è questo secondo tipo di uomo. Non ha mai fatto atto di pentimento dall’essere stato comunista. Da come l’ho conosciuto, devo dire che Ingrao ha vissuto con la stessa passione politica sia la speranza che la sconfitta del comunismo, con un orgoglio non domato. Dice uno dei suoi versi: ‘Leva in alto la sconfitta’, da leggere così: dai un pensiero alto alla sconfitta e non farti abbassare da essa, ritenta, con la lotta, altri possibili passaggi, cammina sui vecchi sentieri senza lasciarti sfuggire nulla di ciò che è nuovo. Questo è il messaggio che Pietro ci lascia – ha concluso Tronti – e spero che venga raccolto’.

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