Gentile direttore,
se dovessimo dare un titolo per l’audizione che il Ministro Schillaci ha reso ieri al Senato, in Decima Commissione, andremmo senza incertezze su questo: tutto quello che il governo non dice sui conti della sanità pubblica italiana. Ma il nostro giudizio negativo va al di là dei conti- che proprio non tornano- perché dalle parole del ministro della salute non sono emersi ieri né una visione complessiva, né un piano di azioni in grado di fronteggiare il progressivo depauperamento del Servizio Sanitario pubblico, e soprattutto non è emersa una concreta ipotesi di risposta alle difficoltà che i cittadini incontrano quando hanno bisogno di curarsi, e tanto meno al grido di dolore che arriva da chi quotidianamente opera nel SSN, medici, infermieri e tutti gli operatori.

Per circa un’ora il Ministro ha ribadito quanto dichiarato proprio nella stessa giornata di ieri in una lunga intervista a “La Stampa”, cioè di aver stanziato in manovra 3,3 miliardi in più che si sommerebbero a 2,3 miliardi già previsti dal Governo Draghi. Ma se così fosse la spesa sanitaria per il 2024 dovrebbe essere 139 miliardi. Conferma il Ministro che nel 2024 ci saranno 139 miliardi? A noi non risulta. Se invece il Ministro conferma quanto dichiarato dalla premier Meloni e cioè che la spesa sanitaria sarà di 136 miliardi, allora vuol dire che sono solo 1,2 miliardi in più rispetto al 2023 (come si evince dalle tabelle della Nadef).

Fatte 100 le prestazioni erogate nel 2023, ci può spiegare dunque il Ministro, quante sono quelle da lui previste davvero in più, o quante in meno, nel 2024? Secondo i nostri calcoli saranno molte di meno. Crede davvero il Ministro Schillaci che basti buttare fumo negli occhi agli italiani perché non si accorgano che il prossimo anno il SSN il prossimo anno sarà ulteriormente depauperato e di conseguenza dovrà diminuire le prestazioni? Temiamo ad esempio che ad ottobre potrebbero terminare le protesi di anca e chi si fratturerà da una certa data in poi non potrà essere curato, oppure chi riceverà una diagnosi di tumore dopo un certo periodo dell’anno non potrà contare di ricevere le analisi delle biopsie perché saranno finiti i reagenti.

Ma in questa specie di gioco delle tre carte che fa apparire e scomparire numeri c’è un dato che emerge con forza, ciò che serve al Paese è un’inversione di tendenza sulla sanità, una risposta a medici e infermieri ai quali non ci si può limitare a dire che potranno fare più straordinari, mantenendo tra l’altro quel tetto di spesa introdotto da Berlusconi nel 2011 che ha prodotto negli anni la drammatica carenza di personale medico-sanitario con cui stiamo facendo i conti.

Se poi si va al PNRR che doveva rappresentare il più grande investimento di risorse sul comparto della salute, nessuna rassicurazione emerge dalle parole del Ministro, soprattutto riguardo al rafforzamento della medicina del territorio. Ci ha parlato di tagli al numero delle case della comunità, ospedali di comunità, centrali operative territoriali, senza dirci quali saranno realmente tagliate. Anche qui manca una regia, un criterio, una visione.


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