Di Giorgio Tonini

Ora la palla passa alla Camera, ma la larghissima maggioranza che ha approvato la riforma a Palazzo Madama, con la sola astensione della Lega e di Sel, fa sperare in un rapido e positivo iter anche a Montecitorio.
Tra i punti principali della riforma c’è sicuramente il cambio di nome del titolare della Farnesina, che diventa ministro degli affari Esteri e della cooperazione internazionale, a indicare la centralità di questo tema nella politica estera italiana; l’obbligo di nominare un viceministro dedicato alla cooperazione, con il compito di fare da regista delle tante iniziative nazionali e locali oggi scollegate tra loro; l’istituzione, sul modello di altri grandi paesi europei, di un’Agenzia per la cooperazione italiana come strumento di gestione unitaria delle iniziative; l’impegno a rientrare gradualmente nei parametri internazionali di contribuzione alla cooperazione allo sviluppo, fissati dagli accordi internazionali allo 0,7 per cento del PIL entro il 2015, mentre oggi l’Italia arranca ad un modesto 0,2.
Con questa riforma l’Italia sta dotando la sua politica estera e più in generale la sua proiezione internazionale di uno strumento più efficace, che avrà ritorni importanti per il nostro paese, sia sul piano economico che su quello politico, tanto più data la posizione geopolitica dell’Italia, naturale proiezione dell’Europa nel Mediterraneo.