Questa settimana si è svolto in Senato e in Parlamento un voto di fiducia fondamentale che consolida il governo Letta e lo mette in condizione di dare risposte efficaci alle esigenze del Paese per contrastare la crisi.
Il primo obiettivo dev’essere quello di cercare una larga condivisione europea sulle politiche di sviluppo. L’Italia ha rispettato i suoi impegni ed ora ha il diritto di chiedere che venga allentato quello che è stato definito il ‘dogma rigorista’. Dobbiamo tenere i conti in ordine come chiede la Germania. Ma dobbiamo anche ottenere quelle politiche di crescita di cui hanno assoluto bisogno i paesi in difficoltà a cominciare dall’Italia.
Poi c’è l’importante capitolo delle riforme. Prima tra tutte la riduzione del numero dei parlamentari e la fine del bicameralismo perfetto. L’urgenza è assoluta. Sulla riduzione del numero dei parlamentari c’è un largo consenso. La riqualificazione del ruolo, del mandato e della composizione del Senato è una necessità altrettanto pressante alla quale collaboreranno in prima linea tutti i senatori del Pd.
Ma sappiamo che non basta.
Il rinnovamento delle istituzioni non sarà completo senza nuove norme sui partiti e sulla loro democrazia interna, senza regole serie sui conflitti di interesse, sul voto di scambio, senza nuovi regolamenti parlamentari e, soprattutto, senza una nuova legge elettorale che della democrazia è l’asse portante.
C’è un aspetto che però non dobbiamo dimenticare in questa opera di ristrutturazione delle istituzioni del nostro Paese: destinare una quota equa delle nostre risorse alla ricerca scientifica, alla scuola e alla cultura. La scelta più lungimirante che un Parlamento e un Governo democratici possano fare.