“Ho trovato il discorso della premier incaricata Giorgia Meloni identitario ma tutto sommato scontato, quasi obbligato, senza guizzi all’altezza della fase. Unica novità? Il tentativo di affermare un piglio ahimè più autoritario che autorevole. Non una sola parola di coraggio verso le contraddizioni della sua maggioranza, dai rapporti in Europa fino alle ricette economiche. Soprattutto, ha voluto calcare la mano sul ‘prima di me tutti hanno fallito’, quasi a tirare in ballo un’eredità pesante per giustificare eventuali mancati traguardi e arrivando infine a sostenere l’indifendibile. Ha infatti riconosciuto che per costruire l’Unione europea del futuro va giocata una leadership autorevole. Bene, ne conosce una più autorevole di Draghi? E poi cosa vuol dire non disturberemo chi vorrà fare? Sburocratizzate è giusto e necessario, ma la direzione di marcia non è una variabile indipendente, non si sostiene il voler fare indipendentemente da ciò che si vuole fare”. Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente, che sottolinea: “contro le opposizioni è stata spregiudicata. E’ difficile chiedere niente pregiudiziali e poi al contempo dire o così o io vado avanti comunque perché me lo chiede l’Italia, dimenticando per altro di essere maggioranza nel Parlamento e non certo nel Paese”.
“Vedo inoltre il rischio purtroppo altissimo – prosegue Valente – di vanificare il potenziale prezioso di essere una donna in un posto decisivo. La sua visione su questo fronte si conferma miope e reazionaria, a partire dal linguaggio che ha usato, tutto ossessivamente al maschile. Ha ringraziato le donne che ce l’hanno fatta prima di lei, ma soprattutto ha elogiato la famiglia, annunciato politiche contro la ‘glaciazione demografica’ e per l’occupazione femminile, tornando al passato sulla necessità della conciliazione tutta al femminile tra lavoro e figli e facendo riferimento solo al quoziente familiare, che le donne finisce per tenerle a casa e non le spinge certo a cercare un’occupazione. Non una parola contro la violenza di genere e i femminicidi, perché appunto avrebbe dovuto citare la cultura patriarcale, che non vuole scalfire”.