«È necessario il salario minimo altrimenti il lavoro che cresce è quello povero», avverte Valeria Valente, senatrice del Pd.
Si assiste ad un dinamismo economico del Mezzogiorno. È d`accordo? Quasi tutti gli indicatori sono favorevoli: è la volta buona che si accorci il gap storico con il Nord?
«Di quali indicatori stiamo parlando? Questo dovremmo capirlo bene. L`Istat conferma che il gap fra Nord e Sud continua a crescere: il divario del reddito disponibile delle famiglie al Nord supera del 30 per cento quello del Sud. Voglio ricordare anche che stiamo assistendo, oggi, agli effetti delle misure adottate dai passati governi che, grazie a Meloni, sono state cancellate. Penso alla decontribuzione Sud: 5 miliardi di euro fondamentali per le imprese del Sud cancellati con l`ultima legge di Bilancio. Penso al Fondo perequativo infrastrutturale di 4 miliardi e mezzo: ne sono rimasti poco più di 800 milioni. E se qualcuno vuole vedere il dato della crescita occupazione, vedrà che il lavoro che cresce è il lavoro povero, e per questo abbiamo proposto l`introduzione del salario minimo».
Su quale aspetto allora si dovrebbe puntare per la ripresa del Sud?
«Il Pd punta su una maggiore protezione sociale e sulla necessità di garantire nuove opportunità a tutti. Crescita vuol dire impatto positivo sul tessuto imprenditoriale, certo, ma anche maggiori servizi e miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Voglio ricordare che questo governo ha definanziato il fondo per l`automotive, mettendo in discussione la spina dorsale del sistema industriale del Sud. E poì le opportunità, come dicevo prima. Sulla Zes si è perso tempo che a fatica si sta cercando di recuperare».
Servirebbe una visione strategica di lungo periodo?
«Questo è il governo più antimeridionalista della storia della nostra Repubblica. L`autonomia differenziata è la cifra di questo antimeridionalismo. Una cifra gravissima. La riforma cristallizza il divario Nord-Sud e mette in discussione, con l`intervento pasticciato sui Lep, i servizi e dunque i diritti dei cittadini: dalla scuola alla salute. E saranno, mi permetta di dirlo, ancora una volta, soprattutto le donne e soprattutto al Sud a pagarne le conseguenze: se non si garantisce il tempo pieno a scuola, per esempio, si ostacola un prezioso volano per l`occupazione femminile, oppure se si tagliano i servizi all`assistenza, il carico di cura graverà ancora di più sulle donne. L`autonomia inoltre è una zavorra per la crescita dell`Italia, ne danneggia la competitività complessiva. E` infatti una riforma anacronistica: possiamo mai mettere in campo, di fronte alle sfide presenti, una risposta di parcellizzazione del paese? Pensiamo per esempio al grande tema dell`approvvigionamento energetico. Un altro aspetto dimostra la scarsa attenzione per il Mezzogiorno. Ci continuano a rassicurare dalla maggioranza sulla piena attuazione del Pnrr per gli asili nido, ma siamo tutt`altro che rassicurati. Sono stati già tagliati i posti con la prima rimodulazione del piano: da 264.480 a 150.480. Come non si può non comprendere che anche da questo passa la crescita dell`occupazione femminile così importante per lo sviluppo del Sud e del Paese?».
Lei si occupa di violenza maschile, avendo presieduto la commissione sul femminicidio nella scorsa legislatura. Come valuta il ddl del governo che introduce il reato?
«Come un passo avanti importante nell`impegno contro la violenza maschile sulle donne. Qualificare nel Codice penale il femminicidio come fattispecie autonoma significa riconoscere una specificità a questo tipo di reato che noi, ormai, comprendiamo a livello sociologico, ma che non trovava riscontro nell`ordinamento giuridico. Significa riconoscere la matrice culturale della violenza nel rapporto di sperequazione di potere fra i due sessi: riconoscimento di cui, se leggiamo alcune sentenze purtroppo, capiamo l`urgenza. Il reato rappresenta infatti un cambiamento importante che aiuterà i giudici a interpretare correttamente questo tipo specifico di violenza. Resta ferma la centralità dell`impegno sul fronte dell`educazione perché, come detto, la causa di questo fenomeno strutturale è di natura culturale. E su questo ancora non vediamo consapevolezza da parte del governo. Sul ddl, poi, aspettiamo il confronto in Parlamento perché ci sono aspetti che possono e devono essere migliorati».
Come vede Napoli? In molti celebrano la guida Manfredi per il ruolo che il capoluogo si è ritagliato.
«Manfredi ha ricevuto un`eredità pesante ma ha saputo dare una svolta decisiva: dal risanamento del bilancio alla pianificazione e al rilancio delle opere strategiche, il cui impatto vedremo nei prossimi anni. Vedere la città invasa dai turisti è sicuramente positivo e chiama alla sfida, da vincere, della sostenibilità di questi flussi. E` evidente che il sindaco ha una visione chiara di dove vuole portare la città: dal rilancio di Scampia alla svolta per Bagnoli, senza dimenticare l`Apple Academy. La sua autorevolezza e la sua credibilità, insieme al ruolo di presidente dell`Anci, sono una risorsa preziosa per Napoli oltre che per continuare a valorizzare il ruolo vitale dei comuni».


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