La commissione Giustizia del Senato sta esaminando il disegno di legge del senatore Pillon (Lega) sull’affido condiviso, un testo contro il quale sono scese in campo molte associazioni delle donne e che ha visto anche una mobilitazione di piazza in varie città. Questo ritrovato e benvenuto protagonismo femminile è ampiamente motivato. Il contenuto del disegno di legge, infatti, è ben più che un intervento per riequilibrare in senso più paritario le disposizioni normative in caso di divorzio, ma si configura come una controriforma del diritto di famiglia che, e qui sta il punto, delinea il vero obiettivo del governo populista: ricostruire uno Stato etico, che decide al posto dei cittadini e impone scelte sulla base di precisi valori morali. Sotto la studiata etichetta di “affido condiviso”, il disegno di legge Pillon nasconde interventi che contribuiscono a realizzare, in combinazione con altri provvedimenti dell’Esecutivo giallo-verde, la visione di uno stato antidemocratico, giustizialista e illiberale. E’ per questo che gli uomini, tutti i cittadini che credono in una democrazia liberale, non dovrebbero lasciare sole noi donne nella battaglia contro questa iniziativa legislativa della Lega.
Per valutare la reale portata del testo non si deve cadere nel tranello del titolo. Chi infatti può dirsi contrario ad un “affido condiviso” dei figli tra la mamma e il papà? In realtà l’affido condiviso viene scelto già da 9 coppie su 10, dunque non ci sarebbe alcun bisogno di un ulteriore intervento normativo. Ma il vero obiettivo del ddl Pillon è la cosiddetta “bigenitorialità perfetta”, con la furba e voluta sovrapposizione tra l’esercizio condiviso della responsabilità genitoriale e il tempo di permanenza dei figli presso ciascun genitore.
Cadono l’assegno di mantenimento e il principio della continuità del tenore di vita dei figli, rimpiazzati dalla contribuzione diretta rispetto ai bisogni, che viene però depenalizzata. Sono disposizioni, queste, che nella vita quotidiana penalizzano i figli e le donne, che di solito hanno stipendi più bassi degli uomini o hanno lasciato il lavoro a causa dei carichi familiari, rendendo loro difficoltoso, se non impossibile, il divorzio.
Ma non è finita. La mediazione civile obbligatoria, oltre a rappresentare un costo aggiuntivo, viene prescritta anche in caso di violenza domestica, quando invece gli esperti la ritengono un pericolo per la donna e per i minori. La proposta riconosce la Pas, o sindrome di alienazione parentale, priva di fondamento scientifico, per introdurre la possibilità di escludere dall’affidamento il genitore (di solito la madre) verso il quale il figlio manifesta una preferenza, perché essa nasconderebbe una manipolazione contro l’altro genitore (di solito, il padre), al quale paradossalmente potrebbe essere affidato il figlio. In sostanza si cancella la responsabilità genitoriale e si torna alla patria potestà.
La visione patriarcale che ispira il disegno di legge è molto evidente: le donne sono ostacolate nelle loro libertà e nelle loro scelte, il tutto sulla pelle di bimbi privati della volontà e utilizzati come strumento di ricatto per il dominio maschile.
Se si legge questa iniziativa legislativa accanto alle disposizioni già approvate o in corso di esame sulla legittima difesa (diritto di proprietà prevalente sul diritto alla vita), sulla prescrizione (processi infiniti per individuare capri espiatori, ai danni degli innocenti), sull’immigrazione e sicurezza (decadenza discrezionale della cittadinanza), sullo smantellamento del sistema penitenziario (la pena è solo repressiva, non più rieducativa) e sul reddito di cittadinanza (assegno subordinato alla spesa “morale”), appare chiaro il disegno complessivo del governo giallo-verde in materia di giustizia e principi fondamentali: l’abbandono dello stato laico in favore dello stato etico. E’ la scala di valori del governo Lega e M5s e non più il diritto naturale degli uomini a stabilire quali siano i comportamenti dei cittadini da sanzionare o consentire.
Questo è il risultato della saldatura tra la cultura giustizialista e forcaiola dei Cinque stelle e quella repressiva della Lega. Così si affossa lo stato di diritto e la storia ci insegna che questa direzione porta a regimi totalitari e assolutisti. E’ per questo che dobbiamo, uomini e donne insieme, contrastare il disegno di legge Pillon, accanto agli altri provvedimenti che ho elencato, anche per il suo (dis)valore simbolico e il suo impatto sociale.


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