‘”Con l’ultima norma inserita nel decreto scuola, il Governo Meloni e la ministra Bernini infliggono un altro colpo al mondo della ricerca, già abbondantemente messo in stato di soffocamento. Da oggi le borse di studio post laurea per attività di ricerca, che fino a ieri erano esenti da tassazione, vengono assoggettate a IRPEF come fossero redditi da lavoro, senza però garantire ai borsisti alcuna tutela, alcun diritto. È un provvedimento gravissimo, che colpisce la parte più fragile, più esposta, più precaria dell’università italiana. Giovani ricercatrici e ricercatori che già vivono in una condizione di incertezza, privi di diritti, vedranno ulteriormente eroso il proprio reddito da una tassazione non prevista per queste categorie. È l’ennesima dimostrazione di quale sia l’idea di università e ricerca di questo governo, nonché del fatto che il sistema avesse già strumenti di reclutamento a basso costo e privi di regole: non avevamo bisogno della cassetta degli attrezzi della precarietà della ministra Bernini, ma di aumentare reclutamento e investimenti. La destra, in Italia e non solo, ha un’idea di ricerca priva di investimenti pubblici, che non valorizza, ma scarica il peso sulle spalle dei più deboli. Noi denunciamo con forza questo atto, che rappresenta un attacco frontale alla dignità del lavoro di ricerca e al futuro dell’università. Presenteremo nelle prossime ore una interrogazione urgente per chiedere conto al governo di questo scempio. Ci batteremo perché questa norma venga cancellata e per fare della ricerca un asse strategico dello sviluppo del Paese. L’università non può essere trattata come un bancomat da cui prelevare risorse tagliando sulla pelle dei precari. Servono diritti, investimenti, futuro. Non precarietà e umiliazione”. Così in una nota il Senato Francesco Verducci, della Commissione Cultura del Senato.
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