Il Ministero della Cultura conceda al Comune di Borgomanero (Novara)
l’autorizzazione per l’apertura del centro antiviolenza provinciale in un
edificio confiscato alla criminalità organizzata. Lo chiede il senatore
Francesco Verducci in un’interrogazione indirizzata al ministro Gennaro
Sangiuliano nella quale ripercorre la vicenda iniziata nel 2018. Cinque anni fa
l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati
e confiscati alla criminalità organizzata ha assegnato al Comune di Borgomanero
un edificio confiscato alla criminalità organizzata. Nel gennaio 2022 è stato
approvato l’avviso pubblico volto ad affidare il bene in concessione per la
realizzazione di un progetto di rigenerazione urbana e, successivamente alla
valutazione da parte di una commissione appositamente costituita di tre proposte
progettuali pervenute, è stato individuato il progetto intitolato
“Borgomanero contro le violenze”, promosso dalla società cooperativa
“Irene impresa sociale di Borgomanero – centro antiviolenza alto novarese”.
Questo progetto prevede di adibire “la torretta” a centro antiviolenza
provinciale, che si occupa di interventi a sostegno e di prevenzione di violenza
contro le donne, promuovendo il reinserimento lavorativo delle vittime della
violenza e garantendo occupazione a soggetti svantaggiati, in condizione di
disagio e marginalità sociale.
L’edificio individuato è sottoposto a vincoli che necessitano delle
procedure autorizzative previste dal Codice dei beni culturali e del paesaggio.
“La Soprintendenza di Novara ha inviato parere favorevole al segretariato
regionale dei Beni culturali per il Piemonte il 23 maggio 2023 – scrive Verducci
a Sangiuliano -. L’autorizzazione richiedeva espressamente l’invio al Ministero
della Cultura della convenzione stipulata, invio prontamente effettuato dal
Comune in data 24 maggio”. A oggi, però, sottolinea il senatore Pd “non è
pervenuta ancora alcuna risposta da parte del Ministero e tale ritardo sta
arrecando un grave nocumento alla popolazione del territorio che si vede privata
di un presidio tanto più necessario alla luce dei continui e drammatici episodi
di violenza ai danni delle donne riportati dalle cronache”.


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