“È doveroso che quest’aula ricordo la figura di Giuliano Montaldo. Montaldo è scomparso proprio nei giorni in cui si svolgeva il Festival del Cinema di Venezia dove aveva esordito poco più che trentenne nel 1961. A Venezia rimarrà sempre legato per aver girato negli anni ‘80 quel Marco Polo che è una delle serie più venduta a tutto oggi nelle tv di tutto il mondo”. Lo ha detto il senatore del Pd Francesco Verducci intervenendo in aula.
“Autore di grande talento e di poliedricità – ha aggiunto – non abbandonò mai l’idea di un cinema dal grande impegno civile. I suoi film sono atti da accusa contro la degenerazione del potere, contro l’intolleranza e le discriminazioni, contro le ingiustizie. Penso a film come Sacco e Vanzetti, che ebbe un grande successo internazionale e che avviò la riabilitazione politica dei due nostri connazionali da parte dello Stato del Massachusetts, penso a Giordano Bruno interpretato da Gian Maria Volontè, o all’Agnese va a morire, primo film sulla Resistenza con una donna come protagonista”.
“E di quella Resistenza – ha concluso Verducci – Montaldo, da giovane, fu protagonista a Genova, da dove poi parti per Roma, dove conobbe Elio Petri e Gillo Pontecorvo di cui fu assistente alla regia per La Battaglia di Algeri. ‘Non sappiamo imparare dalla storia’ disse dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, e il valore della memoria è stata sempre traccia costante del suo lavoro e della sua vita vissuta sempre accanto al grande amore della sua vita Vera Pescarolo”.