di Marco Filippi

Il Senato ha approvato un testo che, in maniera importante, impegna il governo su alcuni punti fondamentali per il futuro di Telecom, un’impresa strategica per il nostro Paese.
Particolarmente efficace è l’intervento diretto a rivedere pratiche elusive per la tutela dei diritti dei piccoli azionisti che hanno anche consentito processi degenerativi con scalate societarie a debito senza garantire la tutela degli investimenti ma aumentando al contrario l’esposizione societaria dell’impresa.
Ma c’è un aspetto centrale in questa vicenda, al di là degli aspetti finanziari. Quale è l’interesse generale del paese da tutelare? Il principio dell’italianità della rete, pur se condivisibile, è insufficiente a cogliere la complessità delle questioni che sono implicate nella vicenda Telecom, per come si è sviluppata negli anni e per come si presenta nelle attuali condizioni.
Pertanto è necessario recuperare una visione legata ad una effettiva politica industriale del settore che consenta l’ammodernamento e l’innovazione della rete finalizzata alla crescita economica del sistema paese.

L’attenzione che il Governo deve porre alla tutela degli investimenti che si rendono necessari per l’innovazione auspicata per l’infrastruttura in questione è dunque una priorità. Le condizioni di praticabilità degli stessi rappresentano la garanzia di una effettiva tutela dell’interesse generale del Paese.
Questa volta alla politica non è chiesto di stare semplicemente al balcone ad osservare cosa succede nei cortili sempre più asfittici dell’alta finanza, ma garantire solide prospettive industriali di cui il paese ha un urgente bisogno per porsi nuovamente in rotta con i processi di sviluppo e di innovazione internazionali.