Dobbiamo accendere un faro della commissione Antimafia su ciò che sta accadendo in Molise», dice il senatore democratico Walter Verini.
Ieri Pd, Avs e M5S hanno sollecitato l`acquisizione degli atti sull`inchiesta in corso. Come commissione cosa potete fare concretamente?
«Alla presidente Colosimo non abbiamo chiesto di audire politici come fecero con Michele Emiliano, ma piuttosto di parlare ad esempio con il procuratore, andare sul posto e incontrare forze dell`ordine, Dda, l`antimafia sociale e le categorie. Quel che appare chiaro è che la criminalità organizzata che si occupa di rifiuti illeciti può penetrare in settori diversi. Dare un vero segnale è necessario. Lo abbiamo fatto a Foggia, Anzio, Nettuno, dove in seguito hanno vinto forze democratiche e non inquinate».
Spesso quando si parla di politici coinvolti si dice: aspettiamo i tre gradi di giudizio. Stavolta?
«Qui non c`è un tema penale ma un serio problema di opportunità e tutela delle istituzioni: bisognerebbe distinguere il ruolo privato da quello istituzionale e la politica dovrebbe arrivare prima della magistratura per evitare commistioni e pratiche discutibili. Per questo penso che il presidente Francesco Roberti dovrebbe valutare se ci siano ancora le condizioni per andare avanti».
Ed è questo è il caso?
«Roberti non può più trincerarsi dietro il silenzio, valuti se sta arrecando un danno all`istituzione che rappresenta».
Il centrodestra invece è silente.
«A volte certi silenzi appaiono quasi una presa di distanza. Va detto che Colosimo, di Fdi, su nostra richiesta ha risollecitato le carte».
A livello locale le opposizioni si coordineranno?
«Pd, 5 Stelle e civici stanno affrontando questo passaggio assieme. Sul tavolo c`è la richiesta di un Consiglio regionale sulla legalità, chiedendo che Roberti riferisca in aula se lui e la sua maggioranza di centrodestra possano ancora occuparsi degli interessi del Molise. Non si può far finta che non sia successo nulla».
Aldilà del caso Molise, la lotta alle mafie sembra sparita dall`agenda politica, non è così?
«Meloni e tanti di Fdi si nutrono del mito di Borsellino, e va benissimo. Non passa anniversario di Capaci, delle uccisioni di don Peppe Diana o don Puglisi, in cui non vadano a cerimonie e processioni. E vorrei vedere se non lo facessero. Ma mentre ricordano, indeboliscono i presidi di contrasto alle mafie, ad esempio su affidamenti diretti degli appalti, i subappalti, la proposta di ridurre il tempo utile per le intercettazioni. Si stanno facendo favori alla criminalità. Le mafie oggi non sparano perché hanno meno bisogno di farlo, hanno investito capitali colossali negli apparati informatici, nelle criptovalute, penetrano nei sistemi e usano dati sensibili a scopo di riscatto. Anche su questo siamo molto indietro».