Le forze politiche devono assumersi questa responsabilità. Dalle urne nessuno è uscito autosufficiente
Luigi Zanda, presidente dei senatori del Pd, ha una certezza: «Con il suo straordinario discorso, Giorgio Napolitano ci ha aiutato a risolvere il dilemma governo o elezioni. Nel senso che ha fatto capire come sia ora un dovere per tutti dare un esecutivo di alto profilo al Paese».
Presidente, è questo l`elemento che più l`ha colpita del discorso? O non il passaggio dove dice che la ricerca di intese non va demonizzata?
«E` stato un discorso che mi ha suscitato una messe di sentimenti. Intanto di ammirazione: è molto raro ascoltare in Parlamento espressioni di quel genere. Un discorso pieno di calore, fatto da un grande leader politico che ama l`Italia, la democrazia, le istituzioni. In alcuni passaggi è stato commovente, e anche Napolítano si è commosso. E` stato un discorso franco…».
Arriviamo al sodo. E quindi?
 «E quindi, considerate le manchevolezze della politica, è stato anche un discorso severo».
E qual è la migliore risposta al richiamo di Napolitano, in particolare per quel che riguarda la formazione del governo?
 «Intanto direi che Napolitano ci aiuta a risolvere in modo positivo il dilemma tra governo ed elezioni».
In che senso?
 «Nel senso che ci dice che noi dobbiamo fare un governo. L`Italia è in una condizione tanto grave per la quale le forze politiche devono assumersi la responsabilità di dare vita ad un governo. Napolitano ci ha ricordato anche l`articolo 94 della Costituzione e ci ha detto che l`unica condizione che la Carta pone per il varo di un esecutivo è che esso deve avere la maggioranza nelle Camere. Non ha ricordato, ma noi dobbiamo tenerlo bene a mente lo stesso, il precedente articolo 92. In base al quale è il capo dello Stato che nomina il premier e, su proposta di questi, i ministri».
Presidente, secondo lei Napolitano si comporterà come ha fatto con Bersani, cioè chiederà preventivamente la garanzia che ci sano i numeri in Parlamento prima di assegnare l`incarico?
«Il tono del Presidente nel suo discorso alle Camere è stato così gravido di preoccupazione e così consapevole dell`urgenza dei problemi che, penso, lo spingerà a dare un incarico pieno. Consideriamo anche che oggi Napolitano è nella pienezza dei suoi poteri, non più nel semestre bianco».
Cioè affiderà l`incarico prima di sapere se la maggioranza c`è o no?
 «Beh, sulla maggioranza il Presidente è stato molto chiaro. Ci ha ricordato che nessuna forza politica è uscita dalle elezioni con un consenso poi tradotto in seggi tale da essere autosufficiente per fare un governo. Dunque ci ha ricordato che per nascere questo governo deve contare sull`apporto di più forze politiche. Non certo a caso, credo, Napolitano ha puntualizzato che in Europa tutti i governi in carica si reggono su una coalizione».
 Lacerato com`è, il Pd è in grado di esprimere una posizione unitaria sul sì o no all`intesa con Berlusconi?
«Credo che nella maggioranza del Pd via sia piena consapevolezza della necessità di fare il governo. I gruppi parlamentari, per come li conosco e li frequento – e li conosco bene e frequento molto – sono pronti a governare. E penso che abbiano l`aspirazione ad un governo di alto profilo, con personalità di livello. Siano esse tecniche o politiche purché servano all`obiettivo di formare il governo di cui ha bisogno l`Italia».
Matteo Orfini ha appena detto che o nelle larghe intese c`è Grillo oppure non se ne fa niente. Resta che il no a intese con Berlusconi è stata la bussola di Bersani.
 «Trovo singolare e non responsabile minacciare la sfiducia al prossimo governo prima ancora che siano iniziate le consultazioni, prima che siano stati indicati il premier, i ministri ed il programma. Mi sembra che si va prospettando un esecutivo del Presidente. Noi abbiamo già avuto un governo con il Pdl, ed è stato il governo Monti. Abbiamo votato la fiducia assieme a Berlusconi ed ai centristi in una situazione di emergenza che purtroppo non è finita. Ora il Pd vuole che il programma non sia incentrato solo sul rigore ma anche e soprattutto sulle politiche di crescita e di equità. Che in fondo era anche la promessa iniziale di Mario Monti».

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