“Al di là della debolezza della nostra economia, il DEF è stato definito in un quadro di alta inflazione, di pesanti diseguaglianze sociali, dei prezzi in salita dell’energia, delle materie prime e degli alimenti, di una pandemia che ha fatto in due anni 160.000 morti e, infine, in una condizione di guerra che ci obbliga a riflettere con attenzione sulle conseguenze della fine della pace in Europa. In due mesi la guerra ha fatto probabilmente più di 50.000 morti. Le sue conseguenze saranno lunghe e produrranno profondi mutamenti non solo nel teatro europeo, ma anche negli equilibri geopolitici globali. Questa è la cornice che deve guidarci nell’esame del DEF. Considerate queste oggettive difficoltà, il Parlamento ha non solo il dovere di approvare le conclusioni del DEF, ma anche di esprimere apprezzamento per il rigore con il quale viene rappresentata la condizione del Paese. Ma ha anche il dovere di spingere lo sguardo oltre il DEF, perché tra i fattori che possono condizionare il nostro futuro, avranno grande rilievo anche l’evoluzione del nostro sistema politico e il rafforzamento delle istituzioni europee. Tra meno di un anno terminerà la legislatura. L’Italia tornerà a votare e il prossimo Parlamento dovrà dimostrare di essere in grado di esercitare una responsabilità costituente. In un tempo in cui viene messa in gioco la centralità dell’Europa e dell’occidente, non basta un buon Documento di economia e finanza per far crescere l’Italia. Non basta il buon lavoro del governo. Serve la politica”. Così il senatore del Pd Luigi Zanda nel suo intervento in discussione generale sul Def.


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