Estratto dall’intervista del presidente del gruppo Pd al Senato, Luigi Zanda
‘Bene il confronto e tutto ciò che fa cadere qualche muro. Ma direi che in questa fase dobbiamo confrontarci nella commissione che abbiamo istituito. Tonini ha lealmente proposto una ricognizione dell’impianto del provvedimento e dei punti condivisi. in particolare sull’articolo 2 la mia posizione è nota: è stato approvato dalla Camera e dal SEnato e una sua modifica costituirebbe un serio strappo parlamentare’. lo afferma il presidente dei senatori del Pd in un’intervista ad Avvenire. E continua: ‘Dobbiamo riportare la discussione alla sua giusta dimensione. Qui stiamo parlando di una riforma condivisa al 95 per cento. Siamo d’accordo sulle natura del nuovo Senato, sulle funzioni, anche sulla composizione se leggiamo bene le parole di Vannino Chiti. E sul tema che più ha creato polemiche, il peso dei cittadini nella scelta dei nuovi senatori – consiglieri regionali, è stata offerta una soluzione sostanziale, quella del listino. Dire che il compromesso deve cadere per forza nell’articolo 2 significa arroccarsi politicamente. Gli articoli 10 e 35 vanno benissimo per trascrivere l’intesa raccordandosi con l’articolo 2. Chi si batte per correggere quell’articolo lì, anche a costo di scatenare un diluvio di conseguenze, ne fa una questione di grammatica costituzionale. La grammatica è importante, ma ci sono cose essenziali e prioritarie come la stabilità del sistema politico , la coesione sociale del Paese, la guerra alla disoccupazione…». Zanda si dice anche fiducioso sull’accordo e sui numeri: ‘L’accordo arriverà, sui numeri non ci sarà alcun affanno e la maggioranza non cambierà. È possibile e auspicabile che sulla riforma costituzionale convergano altri voti dalle opposizioni, ma ciò non modificherà il volto e la natura della maggioranza che sostiene il governo. Sono convinto che al momento del voto molti assumeranno come criterio di scelta quello della responsabilità. Nessuno dei 28 che voi chiamate ‘dissidenti’ è indifferente allo scenario politico ed economico complessivo. C’è una sproporzione evidente tra il tema sollevato e le conseguenze del «no».