Presidente Zanda, Prodi difende la coalizione di centrosinistra e Grasso si arrabbia. Come giudica la reazione del presidente del Senato?
«Mi stupisce che Grasso voglia insegnare a Prodi come si fa l`unità del centrosinistra. Prodi ha creato l`Ulivo e ha sempre fatto dell`unità del centrosinistra il punto centrale della sua politica. Mi sarebbe sembrato singolare ci avesse rinunciato proprio ora».
Liste chiuse ma tante polemiche. Lei se l`aspettava?
«Il Pd nasce come partito plurale. Una grande comunità di anime e sensibilità politiche diverse che si è data una regolamentazione democratica. Questa è
la sua forza ed è questo che lo fa diverso da tutti gli altri partiti del Paese. Se dovesse perdere questa sua caratteristica sarebbe destinato a morire».
Secondo lei questo equilibrio è stato trovato nelle candidature?
«Le anime del partito sono tutte rappresentate. Poi la valutazione del come e del quanto lo faremo dopo il 4 marzo. Gli elettori del Pd vogliono l`unità del partito e detestano le polemiche interne».
E` un Pd, quello di Renzi, che punta a vincere o a non perdere in vista di scenari da grande coalizione?
«Siamo in una situazione molto difficile del Paese e il Pd è la forza principale di freno sia a movimenti antisistema, come il M5S e Lega, sia al populismo
di Berlusconi. La storia di questo tempo ci obbliga a fare una campagna elettorale per vincere ed avere un ruolo determinante nella prossima legislatura.
Solo con il Pd l`Italia può avere peso in Europa».
Partendo da quello che si è fatto o da quello che si pensa di fare?
«Il Pd è riuscito ad invertire un processo di decadenza e una crisi economica devastante del nostro Paese. I governi Letta, Renzi e Gentiloni hanno prodotto
un rovesciamento del segno del Pil, un milione di nuovi occupati, il boom dell`export e dei consumi. Leggi sui diritti civili a lungo attese».
E sul fronte delle promesse? Troppe?
«Occorre consolidare la ripresa. Inoltre all`Italia servono politiche di lungo periodo e affrontare i fondamentali della crisi: il rafforzamento dell`Europa, il debito pubblico, gli squilibri Nord-Sud, il lavoro, la scuola, la ricerca».
Lei è candidato nel Laziol, plurinominale Senato. A Roma il Pd non sembra aver metabolizzato il dopo Marino e la vittoria della Raggi. Ci sono segnali di ricostruzione di una nuova offerta politica?
«Schierare alla Camera il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ed Emma Bonino al Senato con +Europa, indica una grande attenzione alla Capitale».
E` il senso di un`inversione di tendenza che può influenzare anche il partito locale?
«Intanto dobbiamo confermare Zingaretti nel Lazio. La forza politica di Zingaretti ha mandato in confusione la destra. la disputa tra Parisi e Pirozzi è un segno evidente di debolezza e di mancanza di un candidato all`altezza».
Dopo il 4 marzo, qualora ci fosse una situazione di stallo da dove si comincia a costruire una maggioranza? Qualcuno sostiene che debba aver l`incarico il partito che avrà il gruppo più consistente, altri ritengono che debba esprimerlo la coalizione.
«Non conosciamo i risultati. E poi sarà il Capo dello Stato che dovrà fare le scelte sul prossimo governo. Conoscendo la fermezza del presidente Mattarella penso sia inutile tentare di forzargli la mano. La politica deve stare al suo posto».
In campagna elettorale avrà più peso il tema Europa o banche?
«Mi auguro che l`Europa sia una delle questioni più rilevanti della campagna elettorale. Se l`Europa rafforzerà la sua unità politica, l`Italia avrà possibilità di maggiore sviluppo e l`Europa conterà di più nell`economia globale. Se invece dovessero prevalere le pulsioni populiste e nazionaliste, e che in Italia sono rappresentate in vario modo dalla Lega, dal Movimento Cinque Stelle e persino da Forza Italia, per l`Italia con il suo carico di debito pubblico e la fragilità del sistema politico, sarebbero guai molto seri».