“Poche volte, anche di personalità molto eminenti, possiamo dire con parole di verità quel che oggi diciamo di Umberto Eco. Che è stato un grande italiano”. Così il presidente dei seantori del Pd è intervenuto nell’aula del Senato per commemorare Umberto Eco.
“Nel nostro tempo, che in ogni disciplina è tempo di specializzazione e di analisi del particolare, Umberto Eco ha rappresentato la vera modernità, che oggi consiste nel saper tenere insieme la vastità e la disomogeneità delle conoscenze, nel saper restituire ad unità i miliardi di frammenti di informazioni del passato e del presente che concorrono a determinare la realtà in cui viviamo. Eco ci ha insegnato che dobbiamo conoscere ‘l’enciclopedia’, ma dobbiamo anche sapere che nel mondo che stiamo vivendo ‘tutto si tiene’. Questo spirito, fatto di conoscenza e di sintesi, dev’essere anche nostro, di noi senatori. Tutto il nostro sapere, tutta la nostra capacità politica, tutta la lealtà verso i nostri partiti, servono a poco se manca quella visione dell’interesse nazionale che è la prima delle ragioni per le quali siamo stati eletti”.
Continua il capogruppo Zanda: “‘Il nome della rosa’ è un racconto straordinario e insieme un imperdibile affresco della cultura, della storia e della civiltà medioevale, con tutte le complesse sfaccettature di bellezza e di mostruosità che sempre accompagnano i secoli delle grandi trasformazioni e dei grandi cambiamenti della storia. In questo eccezionale lavoro, in questo romanzo di grande fascino, Umberto Eco rivela ancora una volta la sua inimitabile modernità. È stato scritto da Eco negli anni nei quali le strade del nostro Paese erano insanguinate dal terrorismo. Uno dei suoi significati è l’incitamento alla tolleranza e alla cultura contro ogni violenza politica”.
“Anche noi, oggi, viviamo in un tempo di mezzo, in un tempo di transizione. Un tempo di cambiamenti radicali che in alcune aree del pianeta avvengono in pace, in altre nella violenza della guerra. Cambiano gli istituti giuridici, cambiano le istituzioni, cambiano i costumi e le abitudini. Di molte nazioni, cambiano i confini. Anche noi, come i personaggi de ‘Il nome della rosa’ siamo vittime di angosce, di nevrosi, di forti insicurezze e della paura d’essere rimasti senza più difese in un mondo che quotidianamente vediamo cambiare sotto i nostri occhi. Tutto questo Umberto Eco lo ha visto con chiarezza e ce lo ha raccontato mirabilmente. Veramente, un grande italiano”.