“Negli ultimi giorni una questione ha tenuto il campo e non voglio eluderla: se sia corretto approvare una legge elettorale con voti di fiducia. Tralascio ogni osservazione su come negli ultimi decenni tutti i governi abbiano sentito la necessità di usare con frequenza il voto di fiducia, nel tentativo di porre rimedio alle difficoltà della capacità decisionale del Parlamento. Ne ha fatto cenno ieri il presidente Napolitano e io debbo ricordare che si sono trovati in questa necessità tutti i presidenti degli ultimi 25 anni”. Lo afferma il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, nel suo intervento in Aula del Senato.
“Lo dico a malincuore, ma col nostro bicameralismo paritario e con un sistema politico così frammentato, la fiducia è diventata uno strumento abituale, usato da tutti i governi nel tentativo di far funzionare, com’è possibile, istituzioni molto traballanti. Per queste ragioni, i governi degli ultimi anni hanno posto la fiducia non solo su provvedimenti di propria iniziativa, ma anche su disegni di legge parlamentari. In questa legislatura è stata approvata con fiducia la legge sulle unioni civili, che pure era di origine parlamentare. Non appena avremo la certezza di aver voti necessari, accoglierei con molto favore una decisione del governo di mettere la fiducia sullo jus soli prima della fine di questa legislatura”.
“È stato, però, detto che non si approvano con fiducia le leggi elettorali. Con la sentenza n.35 di quest’anno la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili i rilievi sollevati sulla decisione di porre la fiducia su leggi elettorali. Dunque, se siamo dentro la Costituzione, chiedere o non chiedere la fiducia è un atto squisitamente politico. Dobbiamo valutarlo tenendo conto della delicatezza e dei rischi connessi all’attuale momento istituzionale, ordinamentale e politico”.
Aggiunge Zanda: “Possiamo fingere di non sapere che l’Italia solo ora sta uscendo da una crisi economica e sociale che dura da più di dieci anni e che per non tornare indietro ha bisogno di un Parlamento almeno omogeneo nella composizione delle due Camere? Possiamo correre il rischio che uno sgambetto col voto segreto ci faccia andare al voto con due leggi profondamente diverse tra loro? Possiamo indebolire ulteriormente il nostro Parlamento in una fase internazionale nella quale i rischi della pace sono altissimi e si è persino riaffacciata la minaccia atomica? Possiamo andare in Europa cercando di far valere i nostri diritti con un Parlamento eletto con due diverse leggi? Con più di cento voti segreti, costruiti come si è visto per favorire gli agguati, il voto di fiducia alla Camera ha avuto molto semplicemente il valore di far votare a scrutinio palese una legge importante che al contrario, come è già accaduto, sarebbe certamente caduta in una delle tante trappole degli scrutini segreti. Al Senato la fiducia è stata non solo una decisione egualmente necessaria, ma anche un’assunzione di responsabilità politica. Non solo perché, irresponsabilmente, sono stati presentati una cinquantina di emendamenti suscettibili di voto segreto e visibilmente strumentali, ma anche per la necessità di non sovrapporre la legge elettorale alla legge di bilancio”.