Intervento convegno
Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente del Senato, Signora Bice, signora Silvia e carissima Franca, Signori e Signore,
 Gerardo Chiaromonte è stato un importante senatore del Partito Comunista Italiano, di un grande partito dalle cui radici è nato il Partito Democratico. Ma è stato anche un grande italiano. E’ per rendere omaggio alla sua straordinaria figura e al suo ruolo nella storia della Repubblica, che oggi la Fondazione che porta il suo nome e i senatori del Partito Democratico hanno voluto che fosse ricordato con questo incontro. Mi è capitato più volte di incontrarlo e di stringergli la mano. Ma non posso dire di averlo personalmente conosciuto, al contrario di molti di voi che gli sono stati amici, a cominciare dal Presidente Giorgio Napolitano e da chi tra poco ne illustrerà la figura, da Massimo D’Alema e Emanuele Macaluso, da Giuliano Ferrara a Paola Severino. Ho però letto molto di suo e su di lui, e tanto me ne hanno parlato, sino a farmi pensare d’averlo veramente frequentato, come succede spesso con gli uomini eminenti. Fu uomo di vasta e mai esibita cultura umanistica. Gli piaceva discutere, era fermo ma mai arrogante, mai chiuso. Dai suoi studi di ingegneria seppe trasferire il rigore delle leggi matematiche e fisiche all’ intangibilità dei principi ideali e morali che hanno improntato tutta la sua vita. Dalla scienza esatta delle costruzioni trasse gli strumenti necessari alla pratica della lotta politica, che in lui non fu mai settaria, sempre tesa a trasferire i suoi ideali nei bisogni delle donne e degli uomini del suo Paese. Oggi ricordare Gerardo Chiaromonte ha un forte significato politico. In primo luogo obbliga a riflettere su cosa, a 20 anni dalla sua scomparsa, sia diventata la politica italiana, a cercare di comprendere come sia stato possibile che alla grande statura degli uomini che hanno fatto la Repubblica, sia seguito il sempre più vistoso declino dei nostri tempi. Ricordare Gerardo Chiaromonte e ricordare la sua straordinaria personalità e il suo profilo culturale, può aiutarci a capire le ragioni e i processi che in un tempo tanto breve hanno innescato una così colossale dissipazione non solo di un solido patrimonio di pensiero politico, ma anche (ed è cosa egualmente grave) di una straordinaria ricchezza di cultura e di ideali. Come ricorda il titolo di quest’incontro, Chiaromonte non è stato solo un dirigente di primissimo piano del suo partito, ma anche un grande intellettuale, un meridionalista, un uomo di giustizia, di antimafia e della sicurezza dello Stato, un eccellente parlamentare, un direttore amato e rispettato di Rinascita e dell’Unità. Di una vita così piena di avvenimenti e così ricca di interessi e di incontri, voglio ricordare solo un punto nel quale mi sembra possa collocarsi la sintesi della sua complessa personalità. La politica è stata la sua ragione di vita. E in questo suo essere totus politicus in tempi di grandi divisioni e di violente contrapposizioni, che in Chiaromonte si compone la sua visione della democrazia: fermo e coerente col pensiero della sua parte politica e contemporaneamente uomo delle istituzioni pubbliche. E’ stato uno dei dirigenti più lucidi e più aperti del suo tempo e con la sua azione politica ha contribuito a rafforzare il ruolo nazionale e democratico del suo partito. Nella capacità di tenere strettamente legati il senso dello Stato e i valori dell’unità nazionale alla ragione politica, c’è l’essenza del lavoro parlamentare di Gerardo Chiaromonte. Ma c’è anche la distanza tra la sua Italia e i cambiamenti, purtroppo non in meglio, di quella d’oggi. In un libro autobiografico Chiaromonte ha scritto: ‘abbiamo partecipato, cercando di dare un nostro contributo, alla faticosa e paziente costruzione di un’Italia democratica e di un mondo pacifico. Non c’è niente, nella nostra vita, che possa essere raccontato come atto esemplare, o addirittura eroico. Ma non c’è niente che possa esserci rimproverato come contrario alla causa della democrazia e della libertà del nostro paese’. L’unità degli italiani, l’amore assoluto per la democrazia, una solida cultura di governo: sono questi gli attributi e i contributi distintivi di un comunista che ha avuto un grandissimo senso dello Stato. Quel senso dello Stato che fa scolorire lo spirito di parte e che, assieme alle sue meravigliose qualità umane, hanno fatto di Chiaromonte un grande italiano.

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