‘Giusto che la nuova Camera si occupi soprattutto di autonomie ma pure di modifiche istituzionali’
Dopo il via libera della Camera all`Italicum, l`attenzione riformista
ora è tutta sul Senato. E già nasce la polemica: si deve votare,
come vuole buona parte del Pd, prima la riforma (costituzionale)
di palazzo Madama e far slittare la riforma elettorale oppure no? Luigi
Zanda, capogruppo dei senatori democrat, assicura: «I tempi sono
questi. Approvazione in prima lettura della riforma del Senato entro
un mese e mezzo a partire da oggi; subito dopo voto dell`Italicum.
E` una questione di logica istituzionale. Approvare la legge
elettorale prima di avere la nuova definizione del senato non avrebbe
senso».
Però il nodo politico è chiaro:
cambiare la tempistica un modo strumentale per rinviare l`Italicum
alle calende greche?

«Assolutamente no. E sa perché?
Perché dopo anni di riformismo mai realizzato ora c`è la possibilità
di condurre in porto un pacchetto di misure fondamentali per una
democrazia più compiuta».
Veniamo al merito. I punti controversi
dell`Italicum sono noti. Ma sul progetto del governo per
il Senato? Qual è la sua valutazione?


«E` un progetto ben costruito, che ha una coerenza interna. Poi ovviamente
è migliorabile».
Dove, esattamente?

«Intanto stabilendo che il Senato continui a chiamarsi Senato. E`
una istituzione che ha duemila anni, è nata a Roma e non possiamo
disperderne il valore anche simbolico. In futuro i 315 senatori potranno
anche non ricevere indennità ma il Senato viene modificato
per ragioni istituzionali, non economiche. E` molto corretto che
non dia più la fiducia al governo e non sia più una Camera politica e
che, conseguentemente, i senatori siano scelti non più direttamente.
Poi però bisogna lasciare il potere
di intervenire sulle riforme costituzionali. Il Senato dovrà anche
avere competenze sulla legge elettorale e sulla revisione dei trattati
comunitari e dell`ordinamento costituzionale della Ue».

Basta così?
«No, non basta. Il Senato deve essere
lasciato libero di intervenire anche sui diritti civili perché sono
una parte fondante del nostro ordinamento e della nostra società:
mi riferisco alle libertà personali, a quella di espressione, alla libertà
religiosa, di associazione e così via. Questo ovviamente lasciando
impregiudicata per palazzo Madama la funzione di raccordo della
normativa territoriale e delle autonomia con la legislazione dello Stato».

Dunque lei pensa che il Senato deve mantenere una funzione,
diciamo così, politica?

«Io penso che debba occuparsi
prioritariamente delle autonomie, ma vedo anche le connessioni
con la legge elettorale e con le normative riguardanti le libertà civili».
Presidente, c`è grande scetticismo sul fatto che i senatori votino
una norma costituzionale che li priva di un potere essenziale
come quello di dare la fiducia. Lei che dice?


«Guardi, i senatori del Pd hanno tenuto varie assemblee e c`è stata
unanimità sui principi della riforma, in primo luogo su quello cui
lei si riferisce. E anche non colgo
negli altri gruppi resistenze insormontabili».
 
Il timing del governo che prevede di arrivare fino al 2018 è realistico
oppure una volta approvato l`Italicum FI rovescerà il tavolo?


«Io penso proprio di sì. Vede, il percorso di riforme che serve all`Italia
non si esaurisce certo in una legislatura: servono molti più
anni. Quanto a quella in corso, c`è una maggioranza di governo chiara
e un coinvolgimento delle opposizioni del processo riformista.
FI? Non penso che si sottrarrà, nei suoi stessi interessi, alla modifica
delle regole del gioco».

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