“Il Documento di economia e finanza che stiamo esaminando con lo scostamento di bilancio, assieme alla Relazione, al Piano nazionale di ripresa e resilienza e all’ultimo rilevante decreto legge, acquista un rilievo che va oltre le cifre molto importanti che questi provvedimenti espongono. Il governo Draghi si è insediato pressato da due urgenze: la lotta al Covid e le scadenze del Recovery Plan. Ma senza riforme strutturali, neanche con i miliardi dell’Europa, ce la potremmo mai cavare. Il governo sta lavorando alle riforme del sistema economico: tutte misure necessarie, indispensabili, urgenti. Ma ancora più in alto, c’è la grande questione del riassetto dei poteri dello Stato, del Parlamento e del governo. Sono queste le pietre angolari traballanti del nostro sistema istituzionale che da mezzo secolo tengono l’Italia in una crisi permanente e che, a cascata, bloccano l’intero apparato dello Stato. Occuparcene, oggi, è il primo dovere del Parlamento, non del governo. Questo è il nostro spazio: scegliere tra una democrazia robusta ed efficiente e un sistema fiacco e inconcludente, destinato a soccombere nella sfida con l’autoritarismo. Dobbiamo impostare con franchezza e onestà intellettuale un calendario dei nostri lavori che preveda sessioni di lavoro capaci di restituire al Senato il suo ruolo di indirizzo. Solo un quadro istituzionale solido potrà garantire successo al DEF, al PNRR, alla prossima legge di bilancio, ai tanti decreti di sostegno. Un dibattito franco e onesto significa che sull’Europa dobbiamo saper scegliere dove stare. Tra un’Unione di nazioni e un’Unione federale. Tra un’Unione tecnocratica e un’Unione politica. Tra i pieni poteri della Polonia e dell’Ungheria e la democrazia. Significa che la nostra Costituzione, a sua volta, deve scegliere tra bicameralismo perfetto, bicameralismo differenziato e monocameralismo. Tra parlamentarismo all’italiana, semipresidenzialismo alla francese e cancellierato alla tedesca. Significa che dobbiamo esprimerci su cosa resti nel XXI secolo della divisione dei poteri e dello stato di diritto. Significa, infine, che la democrazia deve sapersi difendere dal potere antidemocratico delle grandi multinazionali private. Dibattere sull’Europa e sulla democrazia è strettamente connesso alle vicende drammatiche della crisi. Né il DEF, né il PNRR saranno mai in grado di salvarci senza una forte impalcatura delle istituzioni e nemmeno se la nostra democrazia non saprà crescere in efficienza”. Così il senatore del Pd Luigi Zanda nel suo intervento in aula durante la discussione sul Def e lo scostamento di Bilancio.


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