«Il matrimonio e le unio­ni civili per le coppie omoses­suali sono istituti molto diver­si, tant’è che fanno riferimento a due differenti articoli della Costituzione, ma in un Paese civile il riconoscimento dei di­ritti deve valere per tutte le coppie. Con questo non dico che esista un diritto incondi­zionato alla genitorialità del­l’adulto. Ma di certo va tutelato il diritto ad avere una famiglia completa, e pubblicamente ri­conosciuta, ascrivibile anche al bambino che vive con il partner del suo genitore biolo­gico. E l’adozione del figlia­stro, la stepchild adoption, va in questadirezione».

Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato, tra 13 giorni andrà in aula al primo voto sulle unioni civili con la «mo­derata dose di ottimismo» sul fatto che, alla fine, «prevarrà una visione europea sull’equi­parazione dei diritti tra coppie eterosessuali e quelle omoses­suali». Eppure, ammette il presidente Zanda, «la gestione dell’aula sarà molto difficile perché, fatto inedito, non c’è relatore, il governo si rimette­rà all’assemblea, sono previsti molti voti segreti e in quasi tutti i gruppi verrà assicurata la libertà di coscienza».

Già dal voto sulle pregiudi­ziali si capirà il destino deUa legge Cirinnà. Non sarebbe prudente stralciare la step­child adoption, come chie­dono molti nel Pd e i centri­sti, e portare a casa almeno le unioni civili depotenziate?

«Credo che non si debba parlare di stralcio della step­child adoption».

Lo stralcio dell’adozione per le coppie omosessuali ri­mane un tabù per il Pd?

«In politica non ci sono ta­bù. Portiamo in aula un buon testo che ha subito almeno 4 revisioni rispetto allo schema iniziale e che può essere anco­ra migliorato».

Una trentina di senatori del Pd sono contrari alla step­child adoption e puntano al­l’affido rafforzato.

«Faremo due assemblee del gruppo perché siamo abituati a confrontarci. La linea del partito l’ha già indicata il se­gretario Renzi che ha difeso il testo Cirinnà, con la stepchild adoption, e ha condiviso la scelta del voto di coscienza».

Basterà inserire un richiamo alla legge 40 che vieta in Ita­lia la pratica dalla maternità surrogata?

«Sarebbe molto importante se si trovasse un modo per ren­dere più severo ed efficace quel divieto».

L’assemblea del gruppo, che è autonoma dal partito, alla fine darà un’indicazione di voto ai senatori?

«Proporrò che sia data una in­dicazione di voto e spero che i senatori siano d’accordo con me».

I centristi porrebbero farvi lo sgambetto in aula?

«Al Senato i margini sono molto ridotti ma io confido che tutta la maggioranza abbia l’interesse a trovare un punto di incontro per fare una buona legge».

C’è il rischio che, insieme al­la stepchild adoption, si fer­mi l’intera legge.

«Tutto il Pd vuole una regola­mentazione delle coppie gay e la gran parte del testo è condi­visa dal gruppo. Se la discus­sione si concentrerà sul meri­to, la legge passerà bene. Con i nostri voti, con quelli di Sei e di un pezzo del M5S, con quel­li delle Autonomie. Mi auguro anche con i voti di Ap che è in maggioranza. Se invece il voto si dovesse imbrattare e politi­cizzare non so fare previsioni. É uno scenario improbabile».

Traballa,dunque, la formula Pd+M5S=unioni civili?

«Tutti i gruppi hanno opinioni diverse al loro interno. Ma da un po’ di tempo registriamo l’attivismo della “strana cop­pia” composta da azzurri e grillini, uniti nel fare ostruzio­nismo. Rilevo che i senatori di FI sono contrari alle unioni ci­vili e Casaleggio dichiara che “il Pd la pagherà cara”».

Quando lei esce dal Palazzo del Senato, quali umori regi­stra sull’adozione del figlia­stro per le coppie gay?

«Sulle unioni sono tutti d’ac­cordo ma sulle adozioni fanno molte domande. Vogliono spiegazioni. Hanno bisogno di sapere. E noi dobbiamo ri­spondere a queste richieste».

Su «Avvenire» l’ex presidente della Consulta Cesare Mira-belli ha tracciato il manifesto dei giuristi cattolici che poi è stato ampiamente citato sul «Corriere» da monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei. Preoccupato?

«Rispetto al 2007, quando fu­rono bloccati i Dico, è cessata l’invadenza della Chiesa nella politica italiana. D’altronde, oggi, molti cattolici ritengono che sia stato un errore non ap­provare, fin da allora, una leg­ge che ci mettesse al passo con l’Europa».


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