«Non avremmo mai voluto andare in aula al Senato con un testo sulle unioni civili senza relatore. Siamo stati costretti a farlo per porre fine all’ostruzionismo dopo che in commissione si erano susseguite 75 sedute senza alcun passo in avanti. Il Parlamento italiano, dopo la sentenza della Consulta di cinque anni fa, ha l’obbligo di emanare una disciplina attesa da troppo tempo. L’Italia, tra i Paesi democratici, è l’unico a non avere ancora regolamentato né le coppie di fatto tra etero-sessuali né le unioni tra persone dello stesso sesso».
Luigi Zanda, dal suo avamposto di capogruppo dem del Senato, ha appena archiviato il più critico dei sei passaggi parlamentari della riforma Boschi e ora si trova a gestirne un altro non meno impegnativo. Sulle unoni civili, infatti, ci sono almeno tre fronti aperti: quello dei tempi («Si andrà a gennaio a causa delle regole sulla sessione dì bilancio», conferma il ministro Boschi); quello dell’alleato di governo del Ncd che proprio sulle unioni civili potrebbe regolare i conti della sua diaspora interna; quello dei senatori cattolici del Pd che hanno mille dubbi sulle adozioni per le unioni tra persone dello stesso sesso.
Senatore, le unioni civili potrebbero essere sacrificate sull’altare dell’alleanza di governo, magari per lasciare spazio ad altre riforme?

«Se l’Italia vuole cambiare in meglio non ha solo bisogno di riforme istituzionali, economiche e fiscali, di riforme sulla giustizia. Ma ha anche bisogno di una svolta sui diritti civili. Le unioni civili sono un passo importantissimo dopo che abbiamo licenziato le leggi sui divorzio breve e sull’affido, e abbiamo in cantiere lo jus soli e il reato di tortura».

Torniamo alle unioni civili. Con Ned non c’è accordo sulle «stepchild adoption» (adozione del figlio del partner) per unioni tra persone dello stesso sesso e sull’assimilazione tra i diritti previsti per il matrimonio e per le unioni civili.

«Le unioni civili sono cosa ben diversa dal matrimonio.Sulle adozioni bisognerà tenere conto delle sentenze molto chiare della magistratura, sapendo che il testo potrà essere ancora migliorato. Si voterà a scrutinio segreto e ci sarà libertà di coscienza».

Non teme che Ncd, dopo lo strappo innescato da Quagliariello, possa impuntarsi con più forza?

«Discutere è sempre positivo fare ostruzionismo è profondamente sbagliato».

I venti di scissione in Ncd sono una buona o una cattiva notizia per il Pd?

«Quando un alleato di governo ha un problema non è mai un buona notizia. Quagliariello è un protagonista della vita politica e ha sempre dimostrato grande sensibilità istituzionale anche quando ha guidato la scissione del Pdl. Un suo passaggio all’opposizione, con questa storia alle spalle, sarebbe una seria contraddizione».
In ciò che rimane del vecchio Pdl questa è solo l’ultima scissione.

«La democrazia italiana è molto danneggiata dalla grave crisi del centrodestra. In meno di due anni il Pdl si è diviso in quattro: Forza Italia, Ncd, fittiani, Ala di Verdini. Ma bisogna riconoscere a Ncd un percorso politico responsabile e coraggioso. Quando due anni fa Alfano è uscito dal Pdl ha impedito lo scioglimento del Parlamento e ha consentito al governo Letta di proseguire».

Ora che Quagliariello prende le distanze dal governo salgono le quotazioni del soccorso di Verdini?

«Non c’è rapporto tra le due cose. Approvo il comportamento parlamentare di Verdini che ha confermato il voto sulle riforme. Meno quello di Forza Italia che si è opposta avendole approvate un anno fa».

Era scontato senza l’appoggio di FI che andasse così liscia con il ddl Boschi?

«Alla fine il testo è passato con 179 voti e il gruppo di Verdini non è stato determinante. É stato un passaggio parlamentare molto delicato, il bilancio è ampiamente positivo e anche i cornmenitatori più critici dicono che la riforma che cancella il bicameralismo paritario è molto migliorata in corso d’opera».

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