M5S? Registro che dodici senatori hanno abbandonato il loro gruppo
Il patto tiene o Berlusconi si sfila?
«Un conto è la maggioranza di governo e un altro è la necessità che le modifiche della Costituzione e le regole del gioco siano approvate da maggioranze quanto più larghe possibili —risponde Luigi Zanda, presidente dei senatori del Pd —. Deve restare fuori dal perimetro delle riforme soltanto chi non vuole parteciparvi».
Renzi si aspetta il sì di Berlusconi entro poche ore.
«Non conosco le dinamiche interne a Forza Italia, ma in Parlamento registro che l’unica forza politica che mantiene una compattezza e una linea è il Pd. Se Forza Italia avesse delle perplessità a proseguire una collaborazione sulle riforme istituzionali, il mio augurio è che risolva molto presto i suoi problemi interni».
Altrimenti martedì l’Italìcum parte con chi ci sta?
«Altrimenti è una formula che non deve essere usata in politica, la buona politica esige che fino alla fine si ricerchi una soluzione positiva».
Il vertice di lunedì a Palazzo Chigi non serve a cercare un’alternativa al patto del Nazareno?
«I vertici di maggioranza si fanno aspettando un risultato positivo. L’Italia è in condizioni molto difficili e sta camminando su un crinale, dobbiamo fare le scelte che possono salvare il Paese. Dopo lo Sblocca Italia dobbiamo approvare una vasta serie di riforme, dalla legge di Stabilità alla legge elettorale, che possiamo realizzare entro febbraio. Non farlo, perché qualche partito non dovesse collaborare, avrebbe costi molto elevati per il Paese e diminuirebbe la nostra forza contrattuale in Europa. Senza riforme l’Europa non ci ascolta».
Grillo spezzerà la «catena» che vi lega a Berlusconi?
«In Senato io ho sempre cercato un dialogo positivo col M5S, ma spesso ho dovuto fare i conti con loro comportamenti inaccettabili, o con un loro difficile coordinamento con le posizioni di Beppe Grillo».
Vuol dire che lo scouting del Pd sta avendo successo?
«Non c’è nessun senatore dei Cinquestelle che possa dire di aver avuto da parte mia qualche avance diretta a far cambiare la loro casacca. Ma registro che dall’inizio della legislatura una dozzina di senatori cinquestelle hanno abbandonato il loro gruppo».
Sta nascendo un nuovo gruppo di ex grillini in grado di rendere non più determinanti i voti di Berlusconi?
«Lo chieda a loro».
Cambierete l’Italicum?
«Abbiamo bisogno di una legge elettorale che garantisca un governo stabile di legislatura e restituisca ai cittadini il diritto di scelta dei parlamentari. I punti fermi sono il ballottaggio, una soglia del 40 per cento per concedere il premio, uno sbarramento di livello europeo. E servono parlamentari scelti o con i collegi uninominali o con le preferenze».
Con i capilista bloccati non sono i cittadini a scegliere.
«I capilista bloccati non dovrebbero superare il 30 pei cento degli eletti, n punto di riferimento utile potrebbe essere la percentuale bloccata del listino del Mattarellum».
Chiti, che guidò i dissidenti del Senato, chiede lo sbarramento al 3 e dice che «il voto di ognuno non risponde a ordini di maggioranza».
«Già negli anni 70 si discuteva della soglia di sbarramento, ne parleremo e decideremo qual è la soglia migliore per garantire stabilità. Sulla libertà di voto il mio compito principale è quello di difendere l’unità del gruppo del Pd, non di arzig-golare su ipotesi negative».
E i numeri?
«Non mi preoccupano, la minoranza non ha mai strappato. Come in tante altre occasioni discuteremo, anche vivacemente, e troveremo una soluzione utile al Paese».
E se Napolitano dovesse lasciare a fine anno?
«Tutti dobbiamo augurarci che rimanga al Quirinale per il tempo più lungo possibile. Io non mi iscrivo al partito del pronostico, mi sembra una discussione tutta interna al dibattito sui giornali».
«Un conto è la maggioranza di governo e un altro è la necessità che le modifiche della Costituzione e le regole del gioco siano approvate da maggioranze quanto più larghe possibili —risponde Luigi Zanda, presidente dei senatori del Pd —. Deve restare fuori dal perimetro delle riforme soltanto chi non vuole parteciparvi».
Renzi si aspetta il sì di Berlusconi entro poche ore.
«Non conosco le dinamiche interne a Forza Italia, ma in Parlamento registro che l’unica forza politica che mantiene una compattezza e una linea è il Pd. Se Forza Italia avesse delle perplessità a proseguire una collaborazione sulle riforme istituzionali, il mio augurio è che risolva molto presto i suoi problemi interni».
Altrimenti martedì l’Italìcum parte con chi ci sta?
«Altrimenti è una formula che non deve essere usata in politica, la buona politica esige che fino alla fine si ricerchi una soluzione positiva».
Il vertice di lunedì a Palazzo Chigi non serve a cercare un’alternativa al patto del Nazareno?
«I vertici di maggioranza si fanno aspettando un risultato positivo. L’Italia è in condizioni molto difficili e sta camminando su un crinale, dobbiamo fare le scelte che possono salvare il Paese. Dopo lo Sblocca Italia dobbiamo approvare una vasta serie di riforme, dalla legge di Stabilità alla legge elettorale, che possiamo realizzare entro febbraio. Non farlo, perché qualche partito non dovesse collaborare, avrebbe costi molto elevati per il Paese e diminuirebbe la nostra forza contrattuale in Europa. Senza riforme l’Europa non ci ascolta».
Grillo spezzerà la «catena» che vi lega a Berlusconi?
«In Senato io ho sempre cercato un dialogo positivo col M5S, ma spesso ho dovuto fare i conti con loro comportamenti inaccettabili, o con un loro difficile coordinamento con le posizioni di Beppe Grillo».
Vuol dire che lo scouting del Pd sta avendo successo?
«Non c’è nessun senatore dei Cinquestelle che possa dire di aver avuto da parte mia qualche avance diretta a far cambiare la loro casacca. Ma registro che dall’inizio della legislatura una dozzina di senatori cinquestelle hanno abbandonato il loro gruppo».
Sta nascendo un nuovo gruppo di ex grillini in grado di rendere non più determinanti i voti di Berlusconi?
«Lo chieda a loro».
Cambierete l’Italicum?
«Abbiamo bisogno di una legge elettorale che garantisca un governo stabile di legislatura e restituisca ai cittadini il diritto di scelta dei parlamentari. I punti fermi sono il ballottaggio, una soglia del 40 per cento per concedere il premio, uno sbarramento di livello europeo. E servono parlamentari scelti o con i collegi uninominali o con le preferenze».
Con i capilista bloccati non sono i cittadini a scegliere.
«I capilista bloccati non dovrebbero superare il 30 pei cento degli eletti, n punto di riferimento utile potrebbe essere la percentuale bloccata del listino del Mattarellum».
Chiti, che guidò i dissidenti del Senato, chiede lo sbarramento al 3 e dice che «il voto di ognuno non risponde a ordini di maggioranza».
«Già negli anni 70 si discuteva della soglia di sbarramento, ne parleremo e decideremo qual è la soglia migliore per garantire stabilità. Sulla libertà di voto il mio compito principale è quello di difendere l’unità del gruppo del Pd, non di arzig-golare su ipotesi negative».
E i numeri?
«Non mi preoccupano, la minoranza non ha mai strappato. Come in tante altre occasioni discuteremo, anche vivacemente, e troveremo una soluzione utile al Paese».
E se Napolitano dovesse lasciare a fine anno?
«Tutti dobbiamo augurarci che rimanga al Quirinale per il tempo più lungo possibile. Io non mi iscrivo al partito del pronostico, mi sembra una discussione tutta interna al dibattito sui giornali».