“Stefano Rodotà aveva compreso la straordinaria complessità dei problemi del nostro Paese, conosceva i nostri ritardi e le nostre contraddizioni ed ha messo la sua competenza di luminare del diritto e la sua sensibilità politica di uomo della sinistra italiana ed europea a servizio della realtà del suo tempo”. Lo dice il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda nel corso della commemorazione di Stefano Rodotà nell’aula di Palazzo Madama. E aggiunge: “Nel farlo non si è mai risparmiato nella battaglia politica, sempre, però, combattendo nel merito dei problemi e mai per pregiudizio. In termini politici, possiamo anche dire che Rodotà, talvolta sostenendo gli interventi che approvava, altre opponendosi a riforme che non condivideva, ha speso una parte ampia della sua vita nel tentativo di sciogliere le corpose contraddizioni di una società in tumultuosa trasformazione dove non è semplice trovare un equilibrio tra l’interesse generale e i diritti individuali, tra le regole del mercato e la giustizia sociale, tra la riservatezza di ciascuno di noi e la bulimia informativa dalla quale siamo sommersi fino al collo”.
Zanda ricorda inoltre che “in privato” Stefano Rodotà “era un conversatore molto brillante e nei dibattiti pubblici era straordinario nel tenere testa a chiunque sostenesse idee diverse dalle sue. Lo aiutavano la sua padronanza assoluta del diritto e la sua sensibilità politica, ma anche una vastissima cultura economica, letteraria, musicale, storica e financo la conoscenza profonda delle nuove tecnologie di cui aveva avvertito con grande anticipo le potenzialità positive in termini di progresso della società, ma anche le insidie e i pericoli che ne potevano derivare per i diritti delle persone. In tutte queste occasioni ho sempre visto Rodotà difendere le sue posizioni non solo con ricchezza argomentativa, ma anche con una fermezza e un’intransigenza che gli venivano da convinzioni profonde e radicate. Ebbene, anche nei dibattiti più combattuti, nelle conversazioni più accese, anche quando lui ed io sostenevamo posizioni diverse o vedevamo le cose da diversi punti di vista, non l’ho mai visto perdere la mitezza che lo contraddistingueva, mai visto sue reazioni scomposte, mai percepito che per battere dialetticamente l’avversario fosse tentato dall’abbandonare il filo della logica e della compostezza del ragionamento”.
“A noi che quotidianamente affrontiamo lo scontro politico, può essere prezioso ricordarlo mentre combatteva le sue battaglie politiche o culturali senza mai insultare l’avversario e senza mai aggredirlo. Vinceva con la forza della sua cultura e dei suoi argomenti”, conclude Zanda.


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