Durante la conversazione, a telefono, si avverte una pausa. Poi, col tono di chi ne ha viste tante, Luigi Zanda dice: “Non penso che sia giusto partire stilando classifiche di esclusione o classifiche di preferenza”. Ecco, il Great Game del Quirinale è iniziato. Silvio Berlusconi, l’altro contraente del Patto del Nazareno, ha di fatto posto un veto su candidati “di sinistra”. Il presidente dei senatori Pd, non solo lo respinge. Ma, nell’illustrare all’HuffPost, il metodo che seguirà il Pd, dice: “Sinora il rapporti tra il Pd e Forza Italia hanno riguardato esclusivamente le riforme, per il presidente della Repubblica l’apertura deve essere a tutti i gruppi parlamentari”. Zanda è troppo esperto (e prudente) per strappargli un nome. Però ci consegna un indizio interessante: “Personalmente penso che l’identikit si possa dedurre dalla qualità che io considero molto alta della presidenza Napolitano. Deve essere un presidente con analoga autorevolezza”.
Presidente Zanda, partiamo dal metodo che seguirà il Pd per l’elezione del successore di Napolitano.
Intanto diciamo, in premessa, che di Quirinale si può parlare oggi in termini molto generali. Sino al momento in cui Napolitano deciderà di rassegnare le dimissioni, per ragioni evidenti di rispetto istituzionale non si può che parlare esclusivamente degli aspetti metodologici dell’elezione del futuro presidente.
Ecco, il metodo.
Ricordo che innanzitutto il dettato della costituzione. Il Parlamento sarà convocato entro 15 giorni dalla data delle dimissioni e che il corpo elettorale che eleggerà il nuovo capo dello Stato è rappresentato dai rappresentati delle Regioni, oltre che da deputati e Senatori.
E i numeri del Pd sono tutt’altro che irrilevanti.
È naturale che il partito democratico avrà, nella scelta del candidato, un peso corrispondente alla sua forza parlamentare. È il partito più consistente, è l’architrave della maggioranza di governo, ha responsabilità molto rilevanti. Il Pd ha l’onere di ricercare la soluzione migliore per il paese partendo proprio dall’indirizzo che ci viene dato dalla Costituzione, ovvero la ricerca di una maggioranza larga perché il presidente rappresenta tutta la nazione.
Traduco. Prima il Pd si riunisce, trova un candidato unitario, e poi si confronta con gli altri partiti.
Il Pd ha sempre riunito i grandi elettori prima delle sedute e lo farà anche questa volta. È chiaro che ci sarà un lavoro preliminare dei vertici del partito.
Una sorta di Comitato?
Non lo chiamerei comitato, ci sono gli organi segreteria e le presidenze dei gruppi parlamentari che hanno un compito di indirizzo e di ricerca di una sintesi.
Presidente Zanda, Berlusconi ha già messo sul tavolo le sue condizioni: Forza Italia non voterà uno di sinistra al Colle.
Guardi, il presidente deve saper rappresentare tutti gli italiani e deve avere le doti che indica la Costituzione, essere cioè il garante della costituzione stessa. Non penso che sia giusto partire stilando classifiche di esclusione o classifiche di preferenza.
Quindi lei a Berlusconi che risponde?
Che bisogna cercare una maggioranza molto larga, quanto più larga possibile.
Quindi il Patto del Nazareno non vale per il Colle.
Sinora il rapporti tra il Pd e Forza Italia hanno riguardato esclusivamente le riforme, per il presidente della Repubblica l’apertura deve essere a tutti i gruppi parlamentari.
Significa che il vostro interlocutore principale non è Berlusconi?
Per l’elezione del presidente occorre il massimo della convergenza e nessun gruppo deve essere escluso dal coinvolgimento nella scelta del presidente. L’ideale sarebbe un presidente eletto all’unanimità da tutto il Parlamento.
Proprio per favorire questa convergenza, immagino che chi è stato bocciato la volta scorsa non sarà riproposto.
(Sorride, ndr) Lei mi sta portando a parlare di nomi ed è l’ultima cosa che io farò…
Proviamo a tracciare un identikit del prossimo presidente.
Personalmente penso che l’identikit si possa dedurre dalla qualità che io considero molto alta della presidenza Napolitano. Deve essere un presidente con analoga autorevolezza.
Bene, presidente ora mi faccia capire i tempi.
La successione è legata alla legge elettorale.
Ce la farete ad approvare l’Italicum prima del Quirinale? Insomma, i tempi dell’Italicum quali sono?
Il Senato ha la possibilità di approvare in commissione la legge elettorale prima di Natale. E sono certo che questo accadrà. Se la commissione poi ha ben operato l’Aula poi potrà in temi relativamente rapidi approvare il testo che poi va alla Camera.
Grosso modo, a metà gennaio il Senato approverà.
Certamente.
Diciamoci la verità, avete bisogno di una pistola sul tavolo, per tenere i gruppi sulla partita successiva.
Non direi. Io sono certo che questa volta i gruppi parlamentari mostreranno grande responsabilità. Dall’elezione del nuovo presidente dipende gran parte della stabilità del paese per i prossimi sette anni.
Avete trovato un accordo tra preferenze e liste bloccate?
Tra un po’ inizieremo a discutere gli emendamenti e troveremo un punto di equilibrio. Sui capilista bloccati oggi esiste un accordo di maggioranza. Per modificare la linea servirebbe un accordo diverso. Vedremo se ci sarà. Personalmente il sistema che preferisco è quello dei collegi uninominali, ma purtroppo è un sistema sostenuto solo dal Pd e non ha una maggioranza in Parlamento.
Non crede le preferenze espongano di più al pericolo di malaffare? Pensiamo agli eletti a Roma.
No, guardi, il malaffare dipende dalle persone, non dai meccanismi elettorali.
L’intervista è sul Quirinale. Ma le chiedo una risposta su Marino.
Deve andare avanti o è necessario un commissariamento? Marino per la correttezza e la legalità della giunta e dei suoi atti è una garanzia assoluta. Deve andare avanti, il come penso debba deciderlo lui, ma anche sulla base di quanto emerso dalla conferenza programmatica del Pd di Roma. E, aggiungo, il Pd deve ascoltare il commissario Orfini e rinnovarsi in tempi molto rapidi.
Presidente Zanda, partiamo dal metodo che seguirà il Pd per l’elezione del successore di Napolitano.
Intanto diciamo, in premessa, che di Quirinale si può parlare oggi in termini molto generali. Sino al momento in cui Napolitano deciderà di rassegnare le dimissioni, per ragioni evidenti di rispetto istituzionale non si può che parlare esclusivamente degli aspetti metodologici dell’elezione del futuro presidente.
Ecco, il metodo.
Ricordo che innanzitutto il dettato della costituzione. Il Parlamento sarà convocato entro 15 giorni dalla data delle dimissioni e che il corpo elettorale che eleggerà il nuovo capo dello Stato è rappresentato dai rappresentati delle Regioni, oltre che da deputati e Senatori.
E i numeri del Pd sono tutt’altro che irrilevanti.
È naturale che il partito democratico avrà, nella scelta del candidato, un peso corrispondente alla sua forza parlamentare. È il partito più consistente, è l’architrave della maggioranza di governo, ha responsabilità molto rilevanti. Il Pd ha l’onere di ricercare la soluzione migliore per il paese partendo proprio dall’indirizzo che ci viene dato dalla Costituzione, ovvero la ricerca di una maggioranza larga perché il presidente rappresenta tutta la nazione.
Traduco. Prima il Pd si riunisce, trova un candidato unitario, e poi si confronta con gli altri partiti.
Il Pd ha sempre riunito i grandi elettori prima delle sedute e lo farà anche questa volta. È chiaro che ci sarà un lavoro preliminare dei vertici del partito.
Una sorta di Comitato?
Non lo chiamerei comitato, ci sono gli organi segreteria e le presidenze dei gruppi parlamentari che hanno un compito di indirizzo e di ricerca di una sintesi.
Presidente Zanda, Berlusconi ha già messo sul tavolo le sue condizioni: Forza Italia non voterà uno di sinistra al Colle.
Guardi, il presidente deve saper rappresentare tutti gli italiani e deve avere le doti che indica la Costituzione, essere cioè il garante della costituzione stessa. Non penso che sia giusto partire stilando classifiche di esclusione o classifiche di preferenza.
Quindi lei a Berlusconi che risponde?
Che bisogna cercare una maggioranza molto larga, quanto più larga possibile.
Quindi il Patto del Nazareno non vale per il Colle.
Sinora il rapporti tra il Pd e Forza Italia hanno riguardato esclusivamente le riforme, per il presidente della Repubblica l’apertura deve essere a tutti i gruppi parlamentari.
Significa che il vostro interlocutore principale non è Berlusconi?
Per l’elezione del presidente occorre il massimo della convergenza e nessun gruppo deve essere escluso dal coinvolgimento nella scelta del presidente. L’ideale sarebbe un presidente eletto all’unanimità da tutto il Parlamento.
Proprio per favorire questa convergenza, immagino che chi è stato bocciato la volta scorsa non sarà riproposto.
(Sorride, ndr) Lei mi sta portando a parlare di nomi ed è l’ultima cosa che io farò…
Proviamo a tracciare un identikit del prossimo presidente.
Personalmente penso che l’identikit si possa dedurre dalla qualità che io considero molto alta della presidenza Napolitano. Deve essere un presidente con analoga autorevolezza.
Bene, presidente ora mi faccia capire i tempi.
La successione è legata alla legge elettorale.
Ce la farete ad approvare l’Italicum prima del Quirinale? Insomma, i tempi dell’Italicum quali sono?
Il Senato ha la possibilità di approvare in commissione la legge elettorale prima di Natale. E sono certo che questo accadrà. Se la commissione poi ha ben operato l’Aula poi potrà in temi relativamente rapidi approvare il testo che poi va alla Camera.
Grosso modo, a metà gennaio il Senato approverà.
Certamente.
Diciamoci la verità, avete bisogno di una pistola sul tavolo, per tenere i gruppi sulla partita successiva.
Non direi. Io sono certo che questa volta i gruppi parlamentari mostreranno grande responsabilità. Dall’elezione del nuovo presidente dipende gran parte della stabilità del paese per i prossimi sette anni.
Avete trovato un accordo tra preferenze e liste bloccate?
Tra un po’ inizieremo a discutere gli emendamenti e troveremo un punto di equilibrio. Sui capilista bloccati oggi esiste un accordo di maggioranza. Per modificare la linea servirebbe un accordo diverso. Vedremo se ci sarà. Personalmente il sistema che preferisco è quello dei collegi uninominali, ma purtroppo è un sistema sostenuto solo dal Pd e non ha una maggioranza in Parlamento.
Non crede le preferenze espongano di più al pericolo di malaffare? Pensiamo agli eletti a Roma.
No, guardi, il malaffare dipende dalle persone, non dai meccanismi elettorali.
L’intervista è sul Quirinale. Ma le chiedo una risposta su Marino.
Deve andare avanti o è necessario un commissariamento? Marino per la correttezza e la legalità della giunta e dei suoi atti è una garanzia assoluta. Deve andare avanti, il come penso debba deciderlo lui, ma anche sulla base di quanto emerso dalla conferenza programmatica del Pd di Roma. E, aggiungo, il Pd deve ascoltare il commissario Orfini e rinnovarsi in tempi molto rapidi.