‘Tutte le questioni sollevate dalle opposizioni sono legittime ma non parlino di attentato alla democrazia. Stupisce il comportamento di Sel’
«No, in oltre dieci anni di Senato una giornata così non mi era mai capitata…». Sorride amaro Luigi Zanda, capogruppo Pd a Palazzo Madama, al termine dell`ennesimo giorno di tensioni sulle riforme costituzionali. Durante il suo intervento, dai banchi M5S sono piovuti insulti di ogni genere. «Mi impressiona quando Camera o Senato diventano un luogo di urla, insulti, schiamazzi, quando i parlamentari perdono quello stile che è sostanza e che dovrebbe sempre contraddistinguerli. Si possono far valere le proprie ragioni solo se si è capaci di esporle con pacatezza e ragionamenti seri. Ma credo che, alla fine, quegli insulti siano un danno in primo luogo per chi li pratica».
Non è un buon avvio per le votazioni sulle riforme della Costituzione. Il clima è molto teso…
«Credo che le opposizioni abbiano scelto la strada delle urla per giustificare la scelta di presentare 8mila emendamenti e 900 richieste di voto segreto, un numero inaudito. Anche loro, alla fine, si rendono conto che per le riforme costituzionali servono metodi diversi. E invece eccesso ha chiamato altro eccesso».
Mentre parliamo Lega, M5S e Sel stanno marciando verso il Quirinale…
«Mi pare legittimo che vogliano portare le loro ragioni all`attenzione del Capo dello Stato. Ma non la chiamino marcia per la democrazia, perché quella è solida e non richiede certo atteggiamenti del genere. Sono certo che il presidente non si farà impressionare. Alle spalle ha una lunghissima esperienza di lavoro nelle istituzioni democratiche». «Con Grasso nessun incidente, ma sul voto segreto la sua scelta resta singolare»
Perché avete scelto di contingentare i tempi? Martedì vi eravate limitati a chiedere un orario più lungo…
«Con quella mole di emendamenti, e dieci minuti per ognuno, avremmo impiegato anni per arrivare in fondo. E invece il Senato deve poter lavorare, sulle riforme e sulle altre leggi. Negli ultimi giorni ho rivolto sei appelli alle opposizioni, affinché riducessero drasticamente quel numero, limitandosi alle questioni politicamente più significative. Ma sono caduti nel vuoto».
Loro si aspettavano dei segnali di dialogo dal governo…
«Abbiamo lavorato per quattro mesi in commissione e il testo è cambiato profondamente. Ora il dibattito è in Aula e lì si deve svolgere, votando e contando favorevoli e contrari alle varie proposte. Questa è la democrazia parlamentare…».
 Non trova che ci sia stato un eccesso di rigidità da parte del governo?
«Tutte le questioni sollevate dalle opposizioni sono legittime, dall`elezione diretta dei senatori alle competenze di Stato e Regioni, dai referendum al taglio dei deputati. Su tutti questi temi discuteremo e voteremo in Aula. Se la richiesta era arrivare ad accordi politici dietro le quinte, oggi non poteva essere accettata».
Suvvia, spesso si fanno accordi politici anche fuori dall`Aula. Non c`è nulla di peccaminoso…
«Se si vuole cercare un accordo non si fa con la pistola puntata di 8mila emendamenti…».
La maggioranza degli emendamenti viene dal vostro alleato Sel. Come se lo spiega? Possibile che non vi siate parlati?
 «Sono e resto molto stupito dal comportamento di Sel».
 Insisto. Il governo e il Pd non potevano fare un passo verso le opposizioni?
«C`è stata una significativa apertura a modifiche durante il lavoro in commissione. E infatti in molti punti il testo che stiamo esaminando è diverso da quello presentato a marzo dall`esecutivo. Ora io trovo ragionevole che il governo voglia evitare che il testo sia stravolto, per di più con metodi che puntano allo scontro».
Lei è favorevole almeno al taglio del numero dei deputati?
«Mi pare irragionevole porre la questione in questo provvedimento. Sono stato tra i primi, in passato, a proporre un taglio di deputati e senatori, ma oggi stiamo affrontando una questione diversa, la fine del bicameralismo paritario, la differenziazione delle funzioni delle due camere».
E tuttavia molti denunciano che, con questa riforma, la maggioranza della Camera si sceglierà da sola il Capo dello Stato…
«Certamente esiste un problema di relazione tra questa riforma e la nuova legge elettorale, su cui siamo pronti a lavorare. E tuttavia è dal 1993, con l`introduzione del sistema maggioritario, che questo problema esiste. E non ricordo che sia mai stato agitato con questi toni da allarme democratico».
 Il senatore Pd Paolo Corsini ha invitato tutte le parti a una pausa di riflessione per poi riaprire il confronto…
«Ho sempre cercato di aprire canali di dialogo, ma per farlo bisogna essere in due. Se la condizione è che debbano prevalere le ragioni delle minoranze, allora mi pare difficile».
Mercoledì c`è stata tensione tra lei e il presidente Grasso, che aveva concesso il voto segreto su un centinaio di emendamenti.
«Nessuna tensione, ma un`opinione diversa sull`ammissibilità del voto segreto, che è stato concesso su emendamenti che solo a un esame superficiale hanno come oggetto diritti delle minoranze linguistiche, mentre usano questo tema come grimaldello per regolare questioni di ben altra portata, come il numero dei deputati e le modalità di elezione dei senatori».
Incidente chiuso?
«Nessun incidente da chiudere. Ma io mantengo un`opinione diversa dal presidente: la sua decisione è in controtendenza, visto che negli ultimi anni il voto palese viene utilizzato in un numero crescente di occasioni».
Teme per la compattezza del gruppo Pd nelle votazioni? Alcuni suoi senatori come Casson e Tocci hanno partecipato alle assemblee delle opposizioni…
«Ho la fortuna di guidare un gruppo di grande qualità. Ma non condivido che parlamentari del Pd partecipino e sostengano riunioni organizzate da altri gruppi che promuovono una linea diversa da quella approvata dall`Assemblea dei senatori del Pd».
Pensa a provvedimenti disciplinari?
«Assolutamente no, mai pensato».

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