“La scomparsa di Eugenio Scalfari
porta molti spunti di riflessione nella situazione di estrema
delicatezza che stiamo vivendo, perché Scalfari è stato uno
straordinario giornalista, un uomo ironico, un uomo colto, ma ha
avuto anche una grande passione politica. Ha diretto l’Espresso
e ha fondato la Repubblica, un quotidiano molto diverso da tutti
gli altri e ne ha fatto un giornale molto autorevole, con un
successo di diffusione mai visto prima in così poco tempo. Ha
collocato i suoi giornali subito nel campo del centrosinistra,
senza farne però mai giornali di partito, anzi spesso ospitando
pareri diversi dal suo. Per cultura politica era un socialista
liberale ed è stato anche deputato del Psi per una legislatura.
La sua cifra politica era di laico indipendente di sinistra, non
fu mai né comunista né democristiano, partiti che non gli
appartenevano, ma che rispettava e per questo aveva forti legami
di amicizia con molti loro dirigenti. Cercava sempre un punto di
equilibrio tra il rigore professionale e la passione politica,
punto di equilibrio che anche oggi noi dovremmo sforzarci di
trovare”. Lo ha detto in Aula il senatore del Pd Luigi Zanda,
ricordando Eugenio Scalfari. “Si è sempre assunto la
responsabilità di quel che scriveva – ha proseguito Zanda – e
non ha mai nascosto da che parte stava. Con Scalfari
l’informazione italiana è cresciuta ed è maturata, ha formato
intere generazioni di giornalisti, ha insegnato un nuovo modo di
fare i giornali, più attenti alle notizie, più profondi nelle
analisi, più incisivi nelle inchieste, più spigliati ed anche
più combattivi politicamente. Non era credente ma si interrogava
sull’ origine dell’uomo e chi ha seguito la sua amicizia con
Papa Francesco, le loro conversazioni, ha intuito la ricchezza
della sua spiritualità laica. Adesso che è scomparso è di
conforto per tutti noi ricordare che ha amato molto la vita che
ha avuto, con i suoi libri, con i suoi colleghi, con i suoi
amici e con le sue mogli Simonetta e Serena. Con lui non è morta
solo una persona speciale, ma è finito un pezzo importante della
storia del nostro Paese Amava molto i giovani e i giovani
l’amavano per la sua voglia di lottare per il suo Paese. Il suo
lascito va alle giovani generazioni, che sappiano prendere sulle
spalle il destino di un’Italia sempre più integrata
nell’Europa”, ha concluso Zanda.