‘Superato il bcameralismo perfetto l’iter sarà più veloce. Intanto lavorare meglio in commissione’
‘Gli oltre 800 provvedimenti attuativi non emanati, flitti di competenze tra ministeri e uffici centrali e periferici, gli errori progettuali, le disfunzioni e l`aumento dei costi dei grandi servizi pubblici, persino alcuni ritardi nei pagamenti della Pa e più in generale il distacco del sentire comune del cittadino dallo Stato. Sono tutti segnali macroscopici dell`indebolimento dello Stato e delle sue strutture che ha avuto un`accelerazione violenta negli ultimi 20 anni». Nei giorni dell`ingorgo in Parlamento, tra riforma costituzionale che rischia di affogare al Senato nei circa 8mila emendamenti e almeno 4 decreti da convertire entro agosto, lo sguardo del capogruppo del Pd a Palazzo Madama Luigi Zanda va oltre il Parlamento e si volge alla macchina dello Stato. A sua volta talmente ingolfata da apparire in disfacimento.
Dov`è il vero ingorgo, senatore Zanda? Colpa del governo o del Parlamento?
Troppa burocrazia, o troppo poca?
Procediamo per gradi. C`è una ragione operativa per la quale ormai gli staff di tutti i ministeri non vedono la presenza dell`area burocratica ma quasi esclusivamente consiglieri di Stato, consiglieri della Corte dei conti, magistrati e funzionari parlamentari. La burocrazia è via via decaduta proprio mentre in Europa e nel mondo aumentava la necessità di strutture pubbliche iperpreparate. La ricostruzione del Dopoguerra è stata portata avanti dal genio civile, dai provveditorati alle opere pubbliche, dagli uffici tecnici dei grandi Comuni: tutto questo, ossia una capacità tecnica adeguata ai problemi che si devono regolare, non c`è più. E uno degli effetti è una debolissima presenza di controlli pubblici: non ne risente solo l`efficienza delle realizzazioni, ma questa è una delle concause della corruzione.
Manca dunque una classe di burocrati di Stato adeguata ai problemi e ai tempi.
È quello a cui sta lavorando i lministro Marianna Madia: dotare lo Stato di apparati funzionali. Anche questo servirà a rendere più efficiente la democrazia. L`Italia ha mancato nei fondamentali, a cominciare da una scuola per l`alta dirigenza del livello della francese Ena. Negli anni 70 si è avviato un processo di regionalizzazione cresciuto in modo squilibrato, e in anni più recenti l`immissione forte dell`Italia nell`Europa è avvenuta senza preparazione: siamo battuti nella capacità di influire in primis dalle burocrazie dei nostri partner, tedeschi, francesi ma anche spagnoli. E mentre la pubblica amministrazione decadeva, l`Italia non ha avuto da contrapporre in questi anni una classe dirigente all`altezza: grandi manager di aziende pubbliche, grandi banchieri, e neanche grandi imprenditori. Quello dell`efficientamento della macchina dello Stato è uno dei più grandi progetti per la ricostruzione del Paese: ne va della crescita della nostra economia e dello sviluppo della società. Viviamo in un`epoca in cui è necessario favorire al massimo la libertà di intrapresa dei cittadini, ma anche garantire ai cittadini il massimo sostegno delle strutture pubbliche. La semplificazione e il rinnovamento promosse dal ministro Madia vanno in questa direzione. Il rinnovamento legislativo è necessario ma non basta. Dentro lo Stato serve una nuova coscienza collettiva, un rinnovato senso dell`interesse generale, una forte voglia di ricostruire la Nazione.
Non crede che l`ingolfamento del processo legislativo sia anche dovuto a una mancanza di metodo da parte del governo, che ha messo sultreno svariatiprowedimenti senza calcolare i tempi?
Decidere e attuare: l`Italia si salva solo se riesce a fare contemporaneamente le due cose. Non si può rallentare la decisione, perché francamente non c`è nessuna delle riforme messe in campo dal governo che non abbia oggi carattere di urgenza. L`Italia deve cambiare mentre cammina.
E il Parlamento? Non potrebbe lavorare di più?
Intanto il Parlamento sta riformando se stesso, e una volta superato il bicameralismo perfetto l`iter dei provvedimenti sarà molto più veloce. Lavorare di più? A mio avviso si tratta di lavorare meglio. Da anni ad esempio sostengo che bisognerebbe lavorare di più in commissione in modo da portare in Aula provvedimenti meglio istruiti. Io poi ripongo molta fiducia nell`ufficio di bilancio appena istituito per effetto del nuovo articolo 81 della Costituzione. Finalmente il Parlamento, finora dipendente in questo dai bollini della Ragioneria dello Stato, sarà dotato degli strumenti necessari a discutere e valutare le coperture economiche dei provvedimenti che esamina.
Dov`è il vero ingorgo, senatore Zanda? Colpa del governo o del Parlamento?
Troppa burocrazia, o troppo poca?
Procediamo per gradi. C`è una ragione operativa per la quale ormai gli staff di tutti i ministeri non vedono la presenza dell`area burocratica ma quasi esclusivamente consiglieri di Stato, consiglieri della Corte dei conti, magistrati e funzionari parlamentari. La burocrazia è via via decaduta proprio mentre in Europa e nel mondo aumentava la necessità di strutture pubbliche iperpreparate. La ricostruzione del Dopoguerra è stata portata avanti dal genio civile, dai provveditorati alle opere pubbliche, dagli uffici tecnici dei grandi Comuni: tutto questo, ossia una capacità tecnica adeguata ai problemi che si devono regolare, non c`è più. E uno degli effetti è una debolissima presenza di controlli pubblici: non ne risente solo l`efficienza delle realizzazioni, ma questa è una delle concause della corruzione.
Manca dunque una classe di burocrati di Stato adeguata ai problemi e ai tempi.
È quello a cui sta lavorando i lministro Marianna Madia: dotare lo Stato di apparati funzionali. Anche questo servirà a rendere più efficiente la democrazia. L`Italia ha mancato nei fondamentali, a cominciare da una scuola per l`alta dirigenza del livello della francese Ena. Negli anni 70 si è avviato un processo di regionalizzazione cresciuto in modo squilibrato, e in anni più recenti l`immissione forte dell`Italia nell`Europa è avvenuta senza preparazione: siamo battuti nella capacità di influire in primis dalle burocrazie dei nostri partner, tedeschi, francesi ma anche spagnoli. E mentre la pubblica amministrazione decadeva, l`Italia non ha avuto da contrapporre in questi anni una classe dirigente all`altezza: grandi manager di aziende pubbliche, grandi banchieri, e neanche grandi imprenditori. Quello dell`efficientamento della macchina dello Stato è uno dei più grandi progetti per la ricostruzione del Paese: ne va della crescita della nostra economia e dello sviluppo della società. Viviamo in un`epoca in cui è necessario favorire al massimo la libertà di intrapresa dei cittadini, ma anche garantire ai cittadini il massimo sostegno delle strutture pubbliche. La semplificazione e il rinnovamento promosse dal ministro Madia vanno in questa direzione. Il rinnovamento legislativo è necessario ma non basta. Dentro lo Stato serve una nuova coscienza collettiva, un rinnovato senso dell`interesse generale, una forte voglia di ricostruire la Nazione.
Non crede che l`ingolfamento del processo legislativo sia anche dovuto a una mancanza di metodo da parte del governo, che ha messo sultreno svariatiprowedimenti senza calcolare i tempi?
Decidere e attuare: l`Italia si salva solo se riesce a fare contemporaneamente le due cose. Non si può rallentare la decisione, perché francamente non c`è nessuna delle riforme messe in campo dal governo che non abbia oggi carattere di urgenza. L`Italia deve cambiare mentre cammina.
E il Parlamento? Non potrebbe lavorare di più?
Intanto il Parlamento sta riformando se stesso, e una volta superato il bicameralismo perfetto l`iter dei provvedimenti sarà molto più veloce. Lavorare di più? A mio avviso si tratta di lavorare meglio. Da anni ad esempio sostengo che bisognerebbe lavorare di più in commissione in modo da portare in Aula provvedimenti meglio istruiti. Io poi ripongo molta fiducia nell`ufficio di bilancio appena istituito per effetto del nuovo articolo 81 della Costituzione. Finalmente il Parlamento, finora dipendente in questo dai bollini della Ragioneria dello Stato, sarà dotato degli strumenti necessari a discutere e valutare le coperture economiche dei provvedimenti che esamina.