Senatore Alessandro Alfieri, responsabile riforme del Pd, con l`elezione diretta del premier si accompagna l`Italia nella Terza Repubblica, come sostiene Meloni?
«Al contrario, la si fa regredire. Siamo in presenza di un complesso pasticciato di norme che scassa la Repubblica parlamentare e serve come arma di distrazione di massa per sviare l`attenzione e coprire le mancate risposte sui problemi economici e sociali del Paese. Una tipica soluzione all`italiana che oltre a stravolgere l`equilibrio tra premier e capo dello Stato voluto dalla Costituzione, non affronta quella che è la vera emergenza istituzionale: l`abuso della decretazione d`urgenza, messo in atto dal governo, che svuota le prerogative del Parlamento».
Ma perché siete contrari a far scegliere il premier al popolo?
«In una Repubblica parlamentare il capo dello Stato e il presidente del Consiglio vengono entrambi eletti
dalle Camere, hanno cioè la stessa fonte di legittimazione. Se uno dei due viene scelto direttamente dal popolo, si crea un disallineamento: il potere del presidente della Repubblica viene compresso a vantaggio dell`altro che si espande notevolmente. È pericoloso perché fa saltare il delicato meccanismo di pesi e contrappesi sul quale si basa il nostro sistema democratico».
Il presidente della Repubblica diventa cioè un semplice notaio?
«Oggi la Carta assegna al Quirinale un ruolo importantissimo nella formazione dei governi e in caso di crisi: conferisce l`incarico al premier, nomina i ministri, verifica l`esistenza di maggioranze alternative. Tutto questo, se passa la riforma Cesellati, non lo potrà più fare, se non pro forma. A rischio, oltretutto, di un`alta conflittualità: che succede se il presidente della Repubblica sconsiglia la nomina di un ministro che invece il premier eletto dal popolo vuole a ogni costo?».
Siete ostili alla riforma perché temete la forza di Giorgia Meloni?
«Figuriamoci, lo siamo perché, ripeto, mina gli equilibri istituzionali: indebolisce il ruolo del capo dello Stato e quello del Parlamento. Guardi anche alla norma anti-ribaltone: se il premier cade o si dimette, il Colle deve conferire l`incarico o allo stesso premier o a un altro parlamentare della medesima maggioranza che però non è stato eletto direttamente dal popolo. Un`incoerenza totale».
La vostra proposta qual era?
«La sfiducia costruttiva, presente sia nel sistema spagnolo sia in quello tedesco che hanno dato prova di ben funzionare, regalando stabilità agli esecutivi. Insieme a una legge elettorale che superi le liste bloccate e restituisca ai cittadini la libertà di scegliersi i rappresentanti».
Non vi hanno dato retta però…
«Il Pd aveva dato la sua disponibilità a lavorare a un testo condiviso, in cambio dello stop all`autonomia differenziata che spacca il Paese. La maggioranza invece non solo non intende fermarsi sull`autonomia, ma non è venuta incontro a nessuna richiesta. Perciò il giudizio non può che essere negativo e siamo pronti a dare battaglia, in Parlamento e nelle
piazze».


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