“Le contraddizioni e le criticità”,
che sono state ravvisate dalle opposizioni al ddl ora all’esame
dell’Aula del Senato che punta a disciplinare il sequestro di
apparecchi elettronici “rischiano di mettere dei granelli di
sabbia in una procedura, quella del sequestro degli smartphone,
che merita di essere regolamentata e attribuita al controllo del
giudice, ma che non deve essere resa difficile o farraginosa,
perché se noi facciamo un procedimento che prevede una doppia
richiesta, un doppio decreto e un doppio intervento del giudice,
interventi sui quali si possono fare richieste di riesame, noi
introduciamo una complicazione notevolissima nel procedimento,
che rischia anche di innescare problemi non facilmente
risolvibili nel caso in cui questo avvenga in uffici piccoli,
dove i problemi di incompatibilità dei giudici che decidono
sulle singole richieste di riesame rischiano di creare problemi
insormontabili”. A sottolinearlo nell’Aula di palazzo Madama è
il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia Alfredo Bazoli
illustrando gli emendamenti presentati al testo.
“Questo tema – aggiunge – andava affrontato ragionandoci un
po’ di più, prendendo in considerazione per una volta in maniera
più costruttiva anche le ragioni e gli argomenti dell’
opposizione e non introducendo emendamenti all’ultimo minuto,
come è stato in questo caso, che hanno completamente riscritto
anche proposte di legge della maggioranza. Occorreva procedere
in modo diverso per evitare questi rischi”. “I nostri
emendamenti – osserva – cercano di ricondurre alla linearità una
proposta di legge, della quale noi condividiamo pienamente gli
obiettivi e le finalità, ma che fatta così rischia di creare
molti pasticci, oltre a restringere in maniera incongrua – e
anche qui contraddittoria – il perimetro e l’area dei documenti
sequestrabili attraverso il sequestro degli smartphone”. (ANSA).
2024-04-10T12:59:00+02:00
BSA