“Abbiamo chiesto al Governo se
avessero valutato l’impatto che le norme del decreto Caivano
potrebbero avere sulla popolazione carceraria, ma loro ci hanno
risposto che una valutazione di questo tipo ancora non l’avevano
fatta e che quando avranno dei dati in questo senso ci avrebbero
fatto sapere. Andare avanti con queste misure senza conoscere
gli effetti che avranno sulle carceri ci sembra davvero molto
grave”. A sostenerlo è il capogruppo del Pd in Commissione
Giustizia del Senato, Alfredo Bazoli, al termine della seduta
dedicata all’esame del progetto di legge che punta ad inasprire
le pene per reati legati alla criminalità minorile dopo gli
stupri di Caivano.
Nel provvedimento, ora all’esame di Palazzo Madama, tra le
varie norme c’è quella che riduce il limite edittale per la
custodia cautelare in carcere. Cioè ora si può arrestare chi è
accusato di aver commesso un reato punito con almeno 9 anni di
detenzione. Nel nuovo testo questo limite si sposta a 6 anni,
allargando così moltissimo la platea delle persone che
potrebbero finire in carcere. Effetti dirompenti, in termini di
aumento della popolazione carceraria, anche con un’altra misura
presente nel ddl, quella che prevede l’aumento delle pene per
reati di lieve entità legati agli stupefacenti: da 4 a 5 anni di
carcere per tutti, non solo per i minori. “Quindi – incalza
Bazoli – prima di proporre norme di questa portata si dovrebbe
capire bene quanto queste influirebbero sul sovraffollamento
carcerario. Altrimenti si rischia di peggiorare le cose in un
sistema già al collasso”.


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